Associazione Culturale "PRO BIRGI"

Associazione Culturale "PRO BIRGI" per la Valorizzazione e lo Sviluppo di BIRGI e della Sua Riserva Naturale * ___________________________________ BIRGI e lo STAGNONE ! : .....unni l'aceddi ci vannu a cantari e unni li pisci ci fannu l'Amuri ! ________________________________ Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001

mercoledì 29 ottobre 2008

Aeroporto di Birgi


L’apertura di una nuova rotta dall’aeroporto di Trapani, oltre quella da e per Roma, è la dimostrazione che viene ritenuto uno scalo con grandi potenzialità di sviluppo. Dal 30 marzo 2009 entrerà in funzione il nuovo collegamento aereo giornaliero da e per Bologna – Borgo Panigale. Una rotta la cui valenza di servizio per il territorio non può essere sottaciuta. Bologna è uno scalo importante sia per i numerosi studenti universitari che ne frequentano le facoltà sia per i tanti trapanesi e marsalesi costretti alle visite di alta specializzazione presso gli ospedali emiliani e veneti.

martedì 28 ottobre 2008

Il pesce allevato nelle saline


Il pesce allevato nelle saline.
Recenti ricerche di mercato dimostrano che il pescato delle saline sta sempre più trovando interesse sia sui consumatori che sugli esperti della nutrizione. Il pescato dello Stagnone di Marsala e delle Saline Nubia a Paceco (segnaliamo il Museo del Sale) rappresenta un unicum da offrire ai turisti che amano e apprezzano la bellezza dei luoghi insieme alle peculiarità organolettiche dei prodotti che si trovano disponibili.
Definito un prodotto di qualità certificabile, il pesce allevato nelle saline oltre ad allietare il palato dei buongustai rappresenta un vero tesoro dietetico per i consumatori. I dati emersi durante un recente convegno presso il Museo del Sale di Paceco ha evidenziato numerosi elementi scientifici gastronomici e culturali che supportano analiticamente l’importanza del pesce allevato nelle saline. Il professor Andrea Santulli biologo marino ha affermato che la particolare composizione degli acidi grassi Omega 3 che si trova nel pesce delle saline rappresenta un mix vantaggioso per il metabolismo umano contro i radicali liberi. Quindi oltre all’eccellenza organolettica il pesce delle saline incassa un importante giudizio scientifico che ne dimostra tutta la valenza nutrizionale.

lunedì 27 ottobre 2008

"FESTA RI I MORTI"


Ma è vero che la notte tra il 1 ed il 2 di Novembre i morti scendono di notte, lasciando il loro "paradiso" per entrare nelle più svariate botteghe - giocattoli, pasticcerie, vestiario etc - per prelevare tutto ciò che i nipoti o i figli hanno richiesto attraverso le loro preghiere o le loro letterine per donarlo loro in premio o riconoscenza alle promesse di buon comportamento nell'anno o a scuola? "Veru, veru è ….." dicono i nonni o i genitori o gli zii. Ed è così che un giorno di mestizia, nel ricordo di chi non c'è più, si trasforma in un giorno di festa mentre davanti a visi tristi c'è chi abbozza un certo sorriso malizioso apparendo agli occhi del bambino come un eroe o uno che conta perché, come promesso, è andato a parlare con i morti per raccomandare un certo regalo e tanti dolci. E la sera di Ognissanti si raccomandava ai fanciulli di andare a letto presto e tra le "cose di Dio" si recitavano certe filastrocche a volte improvvisate tra cui:
Armi Santi, armi Santi,
io sugnu unu e vuatri siti tanti,
Mentri sugnu ntra stu munnu di guai
Cosi di morti mittitiminni assai
(Spettacoli e Feste Popolari Siciliane- G.Pitrè Vol.XII - Ediz. Luigi Pedone Lauriel 1881 Palermo)
E chi non ricorda le pupaccene, a frutta ri marturana, i te tu o l'ossa di i morti du Zzù Binirittu De Gaetano. Era "tradizione" che dopo la visita al cimitero si passava a salutari u Compari Binirittu e, con la scusa, si faceva "culazioni cu cosi duci". Don Benedetto De Gaetano aveva un enorme quantità di "Cumpari" nelle contrade perché ad ogni ricorrenza familiare si "parrava cu U Compari Binirittu" e ci pensava lui "pi tutto". Oggi molte tradizioni vanno attenuandosi per un certo modernismo che ha cancellato ogni forma poetica di pensiero anche…fittizio e davanti a questa mesta meditazione, ho davanti ai miei occhi, tra questi miei ricordi malinconici, lo scempio urbanistico di un cimitero "quasi mai finito" (tra Birgi e Granatello) che, forse, vuole rappresentare "un calcio alla morte ben riuscito". Una cosa da Striscia la notizia! Purtroppo il mio spazio mi consente solo la dedica di un canto triste, che meriterebbe vari riferimenti sulle raccolte del Favara o del Pitrè ….

Stanotti nsonnu mi vinni a nsunnari
Nsonnu mi vinni na crozza di mortu
E ccu dda crozza mi misi a parrai
" Tu dimmi crozza chi nova mi porti ? "
Favara Corpus n.177

Ah Figghiu Figghiu meu comu muristi
Eri n'antinna mmenzu di lu mari
E comu la lassasti a tò Matrizza !
Cu mi la porta cchiù la vastidduzza !
Figghiu meu ! Ah ! Figghiu meu Ah !
Repitu Favara Corpus n 574

mercoledì 22 ottobre 2008

“Chi ddici? C’è assai d’aspittari? 10 Minuti!”


Una sala da barba a Porta Mazara dove gli specchi fanno bella mostra dei contenuti: due sedie girevoli su un pavimento “a dama”, una consolle di comando con 2 lavandini e numerosi arnesi, bottigliette e vasetti contenenti i prodotti migliori (shampi, saponi e creme) introvabili sul mercato, la “corona mobile” di metallo lucido con la colliera per lo shampoo, poggiata di lato, il cassetto della cassa “comune” lontano dall’entrata, qualche cartolina di cliente in viaggio in bella mostra e la radio sempre accesa sulla frequenza di “radiomarsalacentrale” con le incessanti dediche: “A Giammitru con tanto amore!” Nella “platea” - alle spalle - un piccolo tavolo basso contenente i giornali e le poltrone dove si alternano i personaggi (clienti) del più bel cabaret popolare, che già, da soli - senza parlare - sono tutto un programma. Loro due (Nino e Paolo), quasi sempre muti, lasciano, intervenendo di rado, la “recitazione” al cliente impegnato nelle solite problematiche: “Governo ladro”, ”Tu Presidente pensa per i pensionati!” , “l’acqua e zuccaru? a fannu tutti!”, “O mircatu? Un si cci po’ ghiri cchiù!”, e così via. Il loro punto di vista è sempre lasciato in aria, perché annuiscono sempre e con ampi gesti di compiacimento danno ragione a tutti. Credo che loro diano una spiegazione a ciò dal fatto che tengono il rasoio in mano, le forbici o le macchinette (ormai elettriche e non quelle manuali che impugnandole prevedevano il mignolo in su). Mi diceva Nino del suo lungo apprendistato presso il salone di via Garibaldi dove cominciò, come tutti, dalla gavetta, scopando il pavimento ad ogni taglio di capelli e cominciando poi dalla saponata: impugnando il pennello, usando il dito indice per separare le setole in modo da ottenere un sottopennello per passare la saponata sopra i baffi o nella zona delle basette. L’iniziazione al taglio dei capelli (che meriterebbe un lungo racconto a parte) mi ricordò le mie esperienze palermitane – da ragazzino - quando mio padre, come una sorta di dimostrazione di autorità, diceva al barbiere (in ogni stagione!): “M’arraccumannu curti! cà magghinietta!ci arraccumannu i chicchiriddi! E sfumatura alta! “Ed il negriero (il barbiere “u zzù Tanu”): “Ci pensu iu : Tu assettati nnò cavallucciu! (a 12 anni!)” Però per una sorta di compensazione mi dava, poi, il calendario “con i fimmini seminuri” e mi diceva: “Un ciù fari a vviriri a tò patri!”
U VARVERI raccolta L.do Vigo epoca 1800
Chè beddu situatu le varveri
Ca l’arti so, è sempri caminari
Và nta lu parruccianu e torna arreri
Oggi, stasira, ca haju chi ffari:
L’assettu nfini comu ‘n cavalieri
La varva ci accuminciu a ‘nsapunari
Doppu la varva lu cozzu d’arreri:
…..”Va jtivinni nun haju dinari!”
Lu varveri comincia a santiari
E maliddici lu nfernu e li santi :
“e iu chi st’arti mi vosi mparari,
era megghiu facia lu furfanti,
veramenti nun pozzu cchiù campari,
affattu affattu nun ci tiru avanti,
un parruccianu mi vulia pavari,
scanciari nun potti na lira vulanti!”
(Franco Gambino)

martedì 21 ottobre 2008

Amuri Veru !… Cu Turi Toscano ….nnà putia di Mastru Paulu a Birgi !


....................Pensieri e parole di Franco Gambino.
E’ bello fermarsi ……Mi capita ogni tanto quando ne ho voglia di “assittarimi”, la sira nella capannuccia del baglio abele di fronte lo stagnone incantato e crogiolarmi tra pensieri e tutto ciò che mi permette di “nutrire i miei sentimenti” attraversati da quelle “cusuzzi di nenti” ispirati dai ricordi più belli . I riferimenti , istintivamente mi vengono offerti da ultimi incontri o da visioni romantiche date “dall’oscar delle bellezze naturali” di questo scenario splendido : Lo Stagnone ! Una dolce fanciulla mi ha trasmesso questa ‘passione’ che mi riporta indietro di …..molti anni quando , già “ngrizzatu” (con Filippa), per via del Coro della Conca d’Oro e dell’affetto che mi legava a suo Zio Giovannino Varvaro , mi dichiarai prigioniero di siffatta bellezza…..Ricordo che la prima persona che mi fece incontrare Zio Giovannino, arrivati a Birgi , fu un uomo ,dal tratto un po’ austero, ma , in effetti , di una bontà , come sanno esserlo solo alcuni uomini di vecchio stampo che sono ancorati al bello dei sentimenti e del rigoroso rispetto dei buoni rapporti interpersonali . Io accompagnai lo zio a comprare dei chiodini e gancetti per i suoi quadri ed andammo presso un locale (negozio….? ) all’interno del quale c’era , inizialmente sulla destra un vecchio bancone contenente una miriade di foglietti di giornale ritagliati in varie misure, una bilancia a 2 vaschette e quant’altro per la pronta consegna ; disseminati sulla sinistra tra scaffali alle pareti attrezzi per l’agricoltura , ed a completamento nel fondo una grande scaffalatura (a tetto) contenente ogni cosa per la “ferramenta”. Comunque la sua attività “istituzionale” era il “falegname-ebanista” figura storica di Birgi e lo si trovava quasi sempre seduto li : “ Mastru Paulu “ . Credo sia opportuno precisare che il luogo non era solo una bottega , ma un piccolo “circolo” dove la gente si fermava a conversare approfittando della consulenza di Mastru Paulu Nocitra.
Il figlio giovane laureato –Aldo- s’intratteneva di tanto in tanto, perché già da allora era considerato “un ministro degli esteri di Birgi” per molte ragioni , tra cui l’Amore per i luoghi e la conseguente versatilità a promuovere varie attività locali tra cui la costituzione- unitamente a Michele Tumbarello & C. della squadra di Calcio –la gloriosa Kennedy Birgi- ed una radio locale dove conduceva qualche rubrica culturale o dove portava personaggi della cultura. Credo sia stato il primo in assoluto ad incoraggiare Turi Toscano a raccogliere le sue poesie ed a presentarlo al Poeta Nino De Vita. . Turi Toscano frequentava per motivi di lavoro il “negozio” di Mastru Paulu e di volta in volta , sollecitato da Aldo Nocitra recitava qualcuna delle sue poesie . Lo spazio mi permette solo di dare voce a quest’ uomo di Salina con una sua poesia struggente : AMURI VERU-

Amuri Veru di Turi Toscano
D’un pezzu tempu nta lu me jardinu
Manca na bona parti d’armunia
Vicinu ntà lu peri i girsuminu
D’unni na rosa c’è senza valia
Abituvatu chi sempri ciuria
Ora di stentu fa lu so caminu
Si puru la so pampina giannia
Duna profumu stannucci vicinu
La vardu veramenti cu attenzioni
Ancora megghiu di essiri un trufeu
Di ssu misteru nasci na missioni
Pari chi si ripigghia e mi ni preu
Sta rosa mi po dari vucazioni
Si Diu la varda nta lu ciancu meu

venerdì 17 ottobre 2008

U CARRITTERI.

Trema lu nfernu e triunfa Maria... tagghiati la "Dragunara" e, fora di mia!

Antiche leggende popolari relative a fenomeni atmosferici ed in particolare a fulmini e tempeste si intrecciavano con credenze e superstizione che, sicuramente, provenivano da epoche greche o arabe, etc. Tali credenze, si "dice…va", erano prodotte da animali terribili e malefici come il serpente o il drago e nella superstizione si collegavano, con enfasi, alla potenza divina che… castiga gli uomini per i loro peccati distruggendo, a volte, quanto con sacrificio hanno costruito. Molte testimonianze della nostra cultura popolare vengono da preghiere, filastrocche, scongiuri e perfino da una certa "architettura" che permettevano di "salvarsi" da temibili tempeste e soprattutto dalla…dragunara! Era molto diffuso nelle campagne marsalesi o tra i marinai uno scongiuro che veniva fatto con un coltello lungo e appuntito dal manico - mezzo bianco e mezzo nero - (a Catania tutto bianco) che si vibrava nell'aria con il segno della croce contro le forze maligne; così tagliata la "Dragunara" non poteva ricomporsi perché, divisa in due, andava a scomparire per metà nel cielo e per metà negli abissi marini. E che dire della credenza popolare delle croci, della palla o del Cuore di Gesù nei "pizzi dei malasieni", anche questa era (è!) una forma di difesa contro gli spiriti maligni! Chiesi un giorno a Zio Giovannino Varvaro il perché della diffusione delle "teste di ceramica, vuote internamente, l'uomo e donna" nelle antiche case. Mi disse: "nn'è tiesti tu cci haj a miettiri una pianta spinusa, iddri rapprisentanu la fortuna e la famigghia beddra npaci e si pi ccasu quarcunu ci avissi a vulri mali s'avi arrascari i corna nn'è spini ri i pianti chi su dintra". Quante preghiere e cantilene durante il maltempo! Ne ricordo qualcuna ascoltata a Birgi ed anche a Palermo (a…. via Orietu):
….Trona e Lampi iti a rrassu, siti li figghi di Satannassu
Itttativi dintra na cava scura unni un cc'è nuddra creatura (Marsala)
….San Ciuvanni Battista, San Ciuvanni evangelista
San Ciuvanni vucca r'oru, libiratinni di li lampi e di lu tronu (Palermo)
E qui ci sta un canto d'Amore, come un'invocazione, per una buona condizione metereologica "Che poesia e… avissivu a sentiri a musica!"
Franco Gambino.

mercoledì 15 ottobre 2008

TUTELARE L'AMBIENTE PER RISPETTO ALLE FUTURE GENERAZIONI

L'ambiente è un diritto garantito dalla nostra Costituzione e non può esserci tutela dell'ambiente senza tutela del mondo rurale, sia per quanto riguarda la sua produttività, sia per quanto riguarda la sua bellezza. Gli enti locali fanno poco, anzi proprio loro vedono nell'edificabilità dei terreni agricoli e dei suoli liberi una via per fare quadrare i propri bilanci. La politica di Palazzo non se ne cura, e se pare normale da parte di chi governa e ha costruito le sue fortune proprio sull'edilizia, il silenzio dell'opposizione sulla tutela dei terreni agricoli diventa sempre più assordante. Il problema infatti è più che mai politico, oltre che etico e culturale.

Mancano delle politiche di territorio, come per esempio accade invece in Germania, dove per legge si cerca di riutilizzare aree già consumate e dimesse piuttosto che invadere nuovi campi, nuovo suolo, nuova agricoltura, paesaggi. Inoltre, i tedeschi, cercano di compensare nuove occupazioni andando ad agire su altre aree, con interventi di permeabilizzazione o naturalizzazione (contro il dissesto geologico, piantando nuovo verde). Tutto questo lo fanno senza rinunciare all'occupazione in edilizia, e certo senza aumentare il numero dei senzatetto. È solo questione di organizzazione, di razionalizzazione, e soprattutto di sentire il problema, che è gravissimo.

So che anche in alcune Regioni ci sono stati alcuni isolati interventi normativi tesi a migliorare la situazione ma bisogna per forza fare di più. Che si favorisca con incentivi la distruzione di obbrobri costruiti negli anni '60 e già fatiscenti per riedificarci sopra qualcosa di bello, che si realizzino recuperi dell'archeologia industriale o di quelle aree urbane fortemente degradate: il lavoro per i costruttori non mancherebbe di certo. Che si tutelino per legge le aree rurali più importanti, come fossero Parchi Nazionali.

Lasciate stare i suoli agricoli, sono una risorsa insostituibile, pulita, bella e produttiva. Sono il luogo che ci fa respirare, che riempie gli occhi, che ci dà da mangiare e che custodisce la nostra memoria, la nostra identità. Continuare a distruggerli, dopo tutto lo scempio che è già stato fatto, non è da Paese civile e un Paese civile dovrebbe predisporre i giusti strumenti di tutela per dare più scuse a chi lo fa.
Antonio Belvedere

IL FIGLIO DI DON CORLEO (romanzo d'amore)

Mercoledì 23 luglio, nella storica Villa Gattopardo descritta nei racconti di Giuseppe Tomasi di Lampedusa come un luogo paradisiaco, si è svolta alla presenza di un numeroso e attento pubblico la presentazione del libro: IL FIGLIO DI DON CORLEO - Romanzo d’Amore di Andrea G. Randazzo.
Lo scrittore belicino, qualche anno fa, aveva pubblicato una silloge di poesie dal titolo “Una Voce del Belice” e su “Sicilia Bedda”, periodico dell’omonima Associazione Culturale, alcuni scritti sugli usi e costumi della nostra Terra.
A condurre la serata è stata Rosy Abruzzo, giornalista e Direttore artistico dell’Istituzione “Giuseppe Tomasi di Lampedusa” che ha letto alcuni pregevoli passi del Romanzo, accompagnata al pianoforte dal prof. Giuseppe Marchese.
L’opera del Randazzo è stata presentata dall’ispettore scolastico prof. Vito Piazza che ha dato una suggestiva chiave di lettura evidenziando con perizia la validità del romanzo.
Sono intervenuti nel corso della serata i docenti di lettere Vita Morreale, Gaspare Fasullo e Antonino Pellicane con relazioni altrettanto profonde e significative.
Il romanzo narra le vicende del giovane Leoluca, figlio di don Corleo, che spinto dal desiderio di vedere il mondo intraprende un viaggio dapprima a Parigi, poi a Londra e New York, passando da un’avventura sentimentale all’altra.
La lettura scorrevole, coinvolgete e sorprendente fa di questo romanzo una nuova gradevole realtà nel mondo della narrativa.
Il costo del libro è di € 12,00 per riceverlo inviare in busta chiusa 15 euro (3 euro per parziale copertura delle spese postali) a
Andrea Giuseppe Randazzo Via Puccini, 15
92018 S.Margherita Belice (Ag)
Tel. 0925 31762 - Cell. 320 1921 733
andreagi.randazzo@alice.it

martedì 14 ottobre 2008

FESTA IN DISTILLERIA

COMUNICO DI AVER PUBBLICATO IL VIDEO, COSI' COME PROMESSO.

domenica 12 ottobre 2008

richiesta di costruzione di una pista ciclabile-pedonabile

Al Sig. PRESIDENTE della PROVINCIA Regionale di TRAPANI Al Sig. Avv. PAOLO RUGGIERI Consigliere della Provincia Reg.TP Al Sig. SINDACO di MARSALA

Questo Consiglio dell’Associazione PRO BIRGI, qui rappresentato dal suo Presidente Geom Franco Gambino fa espressa richiesta di quanto segue :
Premessa:
In data 2 ottobre u.s. su segnalazione di alcuni nostri contradaioli abbiamo accertato la presenza di alcuni turisti che percorrevano a piedi la strada provincia nel tratto che collega la Stazione Ferroviaria Birgi-Mozia all’Aeroporto.
Considerata una certa pericolosità e soprattutto un certo disagio dovuto all’assoluta mancanza di ogni e qualsiasi collegamento, quest’Associazione rivolge –ancora una volta !- formale cortese invito affinchè venga presa in seria considerazione :
• la delimitazione e costruzione di una pista ciclabile-pedonabile che colleghi la Stazione FFSS BIRGI_MOZIA all’aeroporto Vincenzo Florio utilizzando il Vecchio Ponte sul Fiume BIRGI che in questo modo andrebbe salvato ed i cui soldi per l’abbattimento potrebbero essere utilizzati -in parte- per la realizzazione della PISTA su accennata-.
• Con l’occasione si sollecita l’attenzione degli organi Istituzionali preposti a dare corso,con estrema urgenza, all’attuazione del Bus Navetta (da quest’Associazione più volte richiesto e sollecitato) che in orari prestabiliti - del giorno- dovrebbe percorrere il seguente tragitto : Aeroporto- Stazione FFSS Birgi Mozia-via San Teodoro –Via Santa Maria- Lungomare dello Stagnone- Mammacaura- Stazione Provinciale Eubes e….RITORNO-

Si resta in attesa di notizie al riguardo , che dovremmo ritenere sicuramente positive , trattandosi di problemi di pubblico interesse che renderebbero adeguato merito alla valorizzazione delle bellezze naturali, di una parte di Sicilia, tra le più belle del mondo.
Cordiali saluti-
Associazione per la Salvaguardia
e lo sviluppo del territorio
“Pro Birgi”
Il Presidente
Franco Gambino

ANCHE QUESTO FA PARTE DELL'AMICIZIA CHE CI LEGA NELL'ASSOCIAZIONE

mercoledì 8 ottobre 2008

DELEGAZIONE DELLA PRO BIRGI ALLA DISTILLERIA CONTE DI PETROSINO


Domenica 5 ottobre il sig. Presidente Franco Gambino e consorte accompagnato dal Barone di Granatello e Donna Serena, dal Barone di Mafi e Donna Lia, ha presenziato all’iniziativa promossa dal noto imprenditore Giancarlo Conte di Petrosino in occasione della giornata nazionale delle grapperie aperte.
Clou della manifestazione, la visita al Museo dell’alambicco - il primo del Sud Italia - realizzato all’interno della distilleria.
Giancarlo Conte ha collezionato vere e proprie rarità tra le quali una Deroy, macchina francese del 1834 alimentata a carbone o legna, che per l’occasione è stata messa in funzione.
La manifestazione si è svolta in una splendida giornata di sole, tra fumi, vapori e purissimo alcool distillato.
Non è mancata la degustazione della grappa, del famoso cioccolato ripieno e di altre gustosissime leccornie.

giovedì 2 ottobre 2008

Duna pani a ccù ccì bisogna e…


E' ben noto quanto individualista sia il "Siciliano" e come la sua famiglia abbia gravitato in ogni tempo attorno alla figura patriarcale del "Nonno"…u Papà Ranni. Il principio di autorità che veniva unanimemente riconosciuto al "patriarca" non derivava dal suo potere economico - come forse avviene oggi- o dalla sua età o del fatto che era il capostipite del suo gruppo familiare ma dalla saggezza, dalla conoscenza del tempo, delle stagioni, dei lavori campestri e, soprattutto, dall'acquisizione nella sua memoria di tante informazioni che riguardavano i modi di vita del suo paese, le usanze e le consuetudini locali; egli rappresentava la memoria vivente e tutto questo bagaglio di esperienze lo trasferiva, tra gli altri, nella cultura della tradizione popolare: canti popolari, cunti, proverbi, etc. Dicevano anticamente a Birgi... i Vecchi (U zzù Pippinu -U Santupatri--): "Li Mutti e li Pruverbi sunnu scola di sapienza, Lu muttu e Lu Pruverbiu anticu dunanu spirienza, l'omu chi sapi, chi vidi e chi penza cerca lu muttu e lu pruverbiu in ogni circostanza. Dunque il Principio dell'autorità era rappresentato da chi deteneva una certa saggezza derivata da una grande esperienza e ci si rivolgeva al Nonno per un consiglio o per una decisione. Per i giovani il nonno, custode dei proverbi, era il maestro, per la Donna era l'uomo "forte" per il suo ascendente morale, per gli amici in genere era spesso il giudice che appianava le liti ed il dispensatore di buoni consigli. Quanto vorremmo che i giovani di oggi intraprendessero la via della "cultura popolare" dei "Muttetti" e dei "Pruverbi" per abituarli a conoscere ed a controllare meglio le loro abitudini per non sentirsi soli e per convincersi di possedere una concezione più larga di quel che li circonda e soprattutto per imparare a "comunicare" con sé stessi. …e se questi concetti accompagnati dallo studio della poesia , del canto e delle tradizioni popolari facessero il loro ingresso dal portone principale delle scuole?
Franco Gambino.
Foto, come la maggior parte di quelle inserite in questo BLOG, sono di Maurizio La Valva.