Associazione Culturale "PRO BIRGI"

Associazione Culturale "PRO BIRGI" per la Valorizzazione e lo Sviluppo di BIRGI e della Sua Riserva Naturale * ___________________________________ BIRGI e lo STAGNONE ! : .....unni l'aceddi ci vannu a cantari e unni li pisci ci fannu l'Amuri ! ________________________________ Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001

lunedì 24 novembre 2008

Club Cenacolo Mbriachetetu





Un ringraziamento particolare al Caro Prof. Andrea Randazzo -entrato per diritto a far parte della nostra Associazione Culturale "Pro Birgi" - per la squisita ospitalità a Santa Margherita Belice-
- Prego dunque i Sigg. Consiglieri che mi leggono a formulare una adeguata presentazione al prossimo Consiglio d'Amministrazione dell'Associazione , per proporre la candidatura a Socio Onorario dell'Associazione del
Poeta Scrittore Prof. Andrea Randazzo-
Sin d'ora comunque chiedo al Prof. Andrea Randazzo di far parte del nostro (ristretto)
" Club Cenacolo Mbriachetetu"
che si prefigge lo "starbeneinsieme" nei momenti di svago- quali incontri enogastronomici nelle rispettive residenze all'insegna della musica, della poesia e della cultura in genere ivi compresa la comicità d'istinto.
Intanto godiamoci qualche foto della bella domenica trascorsa a Santa Margherita Belice presso la Residenza di Campagna di Andrea - Un ringraziamento particolare alla gentile Signora Maria che ha fatto splendidamente gli onori di casa mettendo a proprio agio tutti gli ospiti- Alle bellissime Figliole ed al Caro Marco i complimentidi tutti noi ed un arrivederci a Marsala !
e........ all'OLIO ECCEZIONALE DELLE TENUTE DI MARIA E ANDREA RANDAZZO !
con un abbraccio da Franco e Filippa Gambino-
P.S.
Ricordiamo che il nostro caro amico prof. Randazzo è autore di un romanzo recentemente pubblicato e che già in poco tempo ha riscosso grande successo:
IL FIGLIO DI DON CORLEO (romanzo d'amore)
Il romanzo narra le vicende del giovane Leoluca, figlio di don Corleo, che spinto dal desiderio di vedere il mondo intraprende un viaggio dapprima a Parigi, poi a Londra e New York, passando da un’avventura sentimentale all’altra.
La lettura scorrevole, coinvolgete e sorprendente fa di questo romanzo una nuova gradevole realtà nel mondo della narrativa.
Il costo del libro è di € 12,00 per riceverlo inviare in busta chiusa 15 euro (3 euro per parziale copertura delle spese postali) a
Andrea Giuseppe Randazzo Via Puccini, 15
92018 S.Margherita Belice (Ag)
Tel. 0925 31762 - Cell. 320 1921 733
andreagi.randazzo@alice.it

martedì 18 novembre 2008

L'ALIVA


L’aliva di ’sta terra è diliziusa
pi cunsari e pi mangiari è ‘na gran cosa,
vasata di lu suli tuttu l’annu
lu so’ ogghiu alluntana ogni malannu.

Sciogghi stommachi ’n pitrati
e rinfrisca chiddi un po’ irritati,
pulizzia arterie quasi attuppati,
vini e fìcati di malati.

Duna a l’omu caluri e forza
tinennu luntanu la dibulizza;
ogghiu, alivi scacciati e passuluna
pi la genti di Sicilia su’ na fortuna.

Pani cunsatu cu sardi e ogghiu bonu
piaci puru a lu galantomu,
la pasta, anchi di casa o la ‘n salata,
senza ogghiu un è manciata.

La nuciddara di l’alivi è la regina,
avi sapuri fori, è grossa e china;
la bianculidda è ginirusa e carricanti,
dà ogghiu duci, finu e pocu ardenti.

Aliva assai ’mportanti è la cirasola
chi duna spissu ogghiu a cannola,
tutti l’atri varietà su puru boni
cultivati in Sicilia e n’atri zoni.

L’arvulu d’aliva è binidittu,
è simbulu di paci e di rispettu,
lu Signuri ni lu detti pi bontà,
cultivamulu cu amuri e umiltà.

Andrea Giuseppe Randazzo

mercoledì 12 novembre 2008

Ora si gioca al Casinò e si viaggia alle Maldive con i soldi del Parlamento regionale. Non si sa chi abbia assunto un esercito di dipendenti.

La Corte dei Conti vuole sapere che fine hanno fatto i soldi dell’Assemblea regionale siciliana affidati alla Fondazione Federico II. Il direttore della Fondazione, Alberto Acierno, ex deputato dell’Ars, vuole sapere che fine hanno fatto i tredicimila biglietti d’ingresso a Palazzo dei Normanni prima della sua gestione e, per giunta, dà dello smemorato all’attuale Presidente dell’Ars, Francesco Cascio, che non ricorderebbe di “essere partito con la Fondazione”.
Partito per dove e per quale ragione? Acierno non lo dice perché deve difendersi da accuse assai gravi. Quali? Di avere usato la carta di credito della Fondazione per giocare al Casinò, pagare la benzina della sua barca, i viaggi alle Maldive e così via.
Se fosse vero, avrebbe fatto una vita da nababbo a spese della Fondazione e, quindi, del Parlamento regionale, ma Acierno dice che è non è vero niente e che a procurargli questi malintesi, equivoci, guai sono stati coloro, o colui, che ha clonato la carta di credito della Fondazione. Le contestazioni del consiglio di amministrazioni, dedotte dalle relazioni dei sindaci revisori, gli attribuiscono un buco di più di un milione di euro, a causa del quale l’Ente non aveva più un euro per la sua attività e non poteva pagare gli stipendi ad un esercito di dipendenti, reclutato negli ultimi sette anni, anche in quelli in cui Acierno non c’era ancora, perché è stato nominato dal Presidente pro tempore, Gianfranco Miccichè.
La pentola è stata scoperchiata, guarda caso, dopo l’approvazione di una legge da parte del Parlamento. Una legge che ripiana i debiti della Fondazione, comunque acquisiti. E’ assai improbabile che non si sapesse del buco nero nel bilancio, delle contestazioni dei sindaci revisori, delle giocate al Casinò attribuite, erroneamente o meno, all’ex direttore della Fondazione.
La situazione avrebbe consigliato una attenta valutazione ed una indagine amministrativa, magari da sottoporre all’attenzione del Parlamento prima del voto. Invece, dopo un iniziale indugio, per le sollecitazioni del Presidente dell’Ars, Cascio, le Commissioni legislative prima e l’Assemblea poi, hanno votato senza porsi molti interrogativi. Ai quali dovrebbe dare risposte convincenti la Corte dei Conti.
Gli episodi oggetto di esame riguardano le spese voluttuarie affrontate con il denaro pubblico, ma c’è dell’altro.
Lo Statuto della Fondazione impone regole assai severe, ai limiti della castrazione amministrativa. Per esempio attribuisce al comitato direttivo della Fondazione il potere di deliberare ogni spesa, a prescindere dall’entità della stessa e dalle sue motivazioni. Il Presidente non potrebbe decidere alcunché, men che mai il direttore generale della Fondazione. E allora, com’è stato possibile che più di un milione di euro siano stati sottratti ad ogni controllo contabile? Com’è possibile che siano stati assunti decine di dipendenti, fino ad arrivare a un esercito di quasi cento unità, poi dimagrito e portato agli attuali 38, senza che nessuno ne sapesse niente?
Chi ha deciso le assunzioni? Quali organismi?
La Fondazione ha un consiglio di amministrazione, composto dai componenti del Consiglio di Presidenza e dai tre rettori delle università siciliane (o loro delegati), ed un comitato direttivo che svolge le funzioni attribuite al consiglio di amministrazione con l’unica eccezione del bilancio annuale. In pratica spetta al comitato direttivo amministrare la Fondazione e, sulla carta, non si può muovere foglia se il comitato direttivo non abbia deliberato. Ove ciò non accada, che cioè si facciano spese senza le delibere prescritte, i sindaci revisori hanno il, dovere di segnalarle nell’anno finanziario in corso, prima che si voti il bilancio. Se non c’è un bilancio approvato, pare che sia successo anche questo, non si può deliberare un bel nulla.
Ridurre tutto alle puntate al Casinò effettuate con la carta di credito della Fondazione è assai riduttivo, di sicuro pecca di grave omissione.
Chi ha speso senza essere autorizzato? Chi ha assunto senza averne il potere?
Possibile che per anni nessuno abbia visto e saputo nulla, che le carte non siano passate sotto gli occhi di alcuno, che siano state decise assunzioni a tempo indeterminato senza la delibera del comitato direttivo e quella del consiglio di amministrazione (impegnando più esercizi finanziari)?
In linea puramente teorica è possibile che non ne sapesse niente nessuno. O meglio, che nessuno abbia avuto la voglia di sapere, ed abbia lasciato fare. In cambio di che cosa?
Il quieto vivere? Il pragmatismo? Le buone relazioni fra deputati?
Il Presidente della Fondazione pro tempore, cioè il Presidente dell’Assemblea, è il rappresentante legale dell’Ente. Essendo delegato alla firma da parte del comitato direttivo della Fondazione, non può delegare ad alcuno il suo potere. In definitiva, le firme del direttore generale non valgono un bel niente, se non ci sono quelle del Presidente dell’Assemblea. Così stando le cose, i soldi come hanno fatto ad uscire dalle casse della Fondazione.
Non credete che tutto questo i deputati regionale avrebbero dovuto saperlo prima di ridare alla Fondazione un bel mucchio di soldi?
Non ritenete, inoltre, che a prescindere da responsabilità e leggerezza, ci sia qualcosa di poco chiaro nelle regole del Palazzo che fu dei Re? Non ritenete, infine, che questo qualcosa di poco chiaro sia favorito dal fatto che nel Palazzo che fu dei Re, vige la regola che la migliore parola è quella che non si dice, e cioè: meno si sa e meglio è. L’assenza di trasparenza concede grossi vantaggi a chi non resiste alle tentazioni e, soprattutto, non permette agli amministratori che vogliono fare il loro dovere – deputati e non – di esercitarlo dignitosamente.
Una cosa è certa: siamo davanti ad uno scandalo di proporzioni gigantesche e non ad un caso di clonazione di carte di credito. Il fatto che se ne stiano tutti zitti, o quasi, sull’entità dello scandalo, preoccupa più dello scandalo in sé perché è un cattivo segnale: potrebbe accadere ancora e non se ne saprebbe niente.
Fonte: Salvatore Parlagreco

martedì 11 novembre 2008

Ecoturismo in Sicilia. Un progetto dell'Isas: creare un marchio comune per le aree protette

Il futuro è nell'ecoturismo. Sempre più visitatori richiedono strutture attente alla tutela dell'ambiente e al risparmio energetico, ma in Sicilia sono ancora rare le aziende ricettive che hanno adottato materiali, sistemi e procedure ecocompatibili e bioclimatiche.
L'Isas, Istituto di Scienze Amministrative e Sociali, con un finanziamento del Pir 15, ha creato una ''coalizione'' che, soprattutto nelle Riserve e nelle Aree protette, nonché nelle Isole minori, sta organizzando intere filiere e sistemi turistico-ricettivi sotto un comune marchio internazionale e sta aiutando le strutture a dotarsi di certificazione di qualità ambientale.
L'operazione, denominata ''Diffusione dell'innovazione in favore dell'ecoturismo'', coinvolge 64 Comuni, le aziende e le università del Patto Alto Belice Corleonese e dei Piani integrati territoriali ''Madonie'', ''Valle del Torto e dei Feudi'' e ''Isole Minori''. Partecipano anche la Provincia regionale di Palermo, l'Azienda siciliana Foreste demaniali, 7 Patti territoriali, l'Ente parco Madonie e un ampio partenariato economico-sociale.
Tramite animazione territoriale, ricerca scientifica, borse di studio e assistenza sul territorio, i sistemi così formati saranno in grado di promuovere un'offerta turistica composta da un'economia rispettosa dell'ambiente anche nelle strutture ricettive e nella ristorazione, e un'offerta culturale attenta alla fruibilità dei beni architettonici e archeologici. Questi sistemi territoriali, oltre ad avere un marchio comune e la certificazione ambientale, avranno l'opportunità di disporre di reti di informazione, servizi turistici, marketing e monitoraggio dell'innovazione.
Il progetto, l'assegnazione delle borse di studio, la costruzione dei sistemi e dell'offerta locale saranno guidati dagli esperti dell'Isas, fra cui tour operator e docenti universitari, nel corso di sette incontri territoriali nelle zone interessate.
Questo il calendario degli incontri, tutti di mattina: venerdì 14 novembre a Santa Cristina Gela, presso la sede dell'Alto Belice Corleonese in via Skanderberg; sabato 15 a Lercara Friddi, presso la Biblioteca comunale, in via Vittorio Emanuele III; lunedì 24 a Cefalù, presso il Consorzio universitario, in via Roma; martedì 25 a Petralia Soprana, presso la sala dell'ex Chiesa Sant'Antonino, in corso Umberto I; venerdì 28 a Lipari, presso il Palazzo comunale, in via Falcone e Borsellino; sabato 29 a Malfa, nella Sala polifunzionale di via Roma; mercoledì 10 dicembre a Palermo, presso l'hotel La Torre di Mondello.
''I vantaggi per le imprese turistiche - spiega il presidente dell'Isas, prof. p. Giuseppe Noto - derivano dall'essere inserite nella rete di un marchio internazionale e dal ricevere una consulenza sui servizi per i mercati internazionali, nonché dal potere contare su una rete interna fra imprese ed enti del territorio che può offrire supporto e assistenza. Attraverso la tutela dell'ambiente - conclude Giuseppe Noto - faremo crescere le aziende ricettive fidelizzandole con il territorio nel quale operano e con i centri di ricerca e le università che cureranno l'innovazione tecnologica del settore''.

lunedì 3 novembre 2008

" TRUVATURA "





Olio d'Oliva di nocellara e biancolilla 2008 dal frantoio - a S.Margherita Belice €.4,00 / lt. per eventuali notizie e ordinazioni inviare email a : andreagi.randazzo@alice.it

L'ORO DELLA SICILIA: L'OLIVO



L’olivo, con molta probabilità, è stato introdotto in Sicilia dai Fenici, i quali nella loro migrazione iniziata nel XVI sec. a.C. verso la Grecia e le isole dell’egeo, ne diffusero la coltivazione nell’Asia minore, in Egitto e in Libia, e da qui sicuramente in Sicilia tra il IV e l’VIII sec. a.C., come dimostrano le testimonianze di Diodoro Siculo sugli insediamenti fenicio-cartaginesi di Akragas.
Sicuramente, successive sono le realtà olivicole in Sicilia e Calabria storicamente riconducibili alla civiltà ellenica, che tra il IV e V sec. a.C. ebbe splendore nella Magna Grecia.
Le prime conoscenze dell’olivo nell’isola sono da collegare al mito di Aristeo, divinità agro pastorale venerato dalle antiche popolazioni sicule per aver sperimentato e divulgato la tecnica di coltivazione della pianta e le prime rudimentali metodologie di estrazione (Cicerone, Plinio, Diodoro Siculo).
Le origini di Aristeo sono controverse, da alcuni considerato di provenienza fenicia e da altri greca, nonostante gli otto secoli che separano la comparsa delle due civiltà in Sicilia.
Successivamente, durante l’Impero Romano, l’olivo ebbe la massima diffusione in Sicilia come in tutte le terre conosciute e colonizzate nel mediterraneo (Plinio).
L’interesse mostrato dai Romani per la coltura risiedeva nelle molteplici utilizzazioni dei suoi prodotti (unguenti, legna da ardere, olio combustibile, ecc…), di conseguenza l’olivo per le sue prerogative agronomiche e d’adattabilità divenne “prima omnium arborum” (Columella).
Con il declino dell’impero Romano e la dominazione araba in Sicilia la coltura dell’olivo fu trascurata a vantaggio di altre specie, quali gli agrumi.
Dopo l’anno mille con la dominazione Normanna, e successivamente nel medioevo, si ebbe un graduale ripopolamento delle zone olivicole e un notevole rilancio del commercio dell’olio.
All’inizio del secolo scorso si stimavano in Sicilia circa 17 milioni di piante coltivate su 200 mila ettari in coltura promiscua e 70 mila in coltura specializzata.

Molta confusione si è fatta, sin da allora, sulla denominazione delle cultivar diffuse a causa della grande varietà di sinonimi con cui sono chiamate nelle diverse province e nei comuni anche limitrofi e per le omonimie derivanti dalla consuetudine di correlare il nome ad alcune caratteristiche dei frutti (“Nocellara”, “Biancolilla”, “Oglialora”, ecc…).
E’ interessante notare che di alcune cultivar note a quell’epoca (“Alloro”, Olivo di Francia”, Sanfrancescana”, ecc…) non vi è più traccia.