Associazione Culturale "PRO BIRGI"

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lunedì 31 gennaio 2011

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Aria d’impurtanza…lauria d’ignuranza! PDF Stampa E-mail
Scritto da franco gambino   
Venerdì 28 Gennaio 2011 10:20
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I nonni e gli anziani in generale, hanno sempre avuto modo di raccontare le vecchie storie, conquistando l'attenzione di tutti, anche dei più giovani. In Sicilia, la tradizione orale ha tutt'oggi un ruolo molto importante nell'insegnamento dei giovani : le usanze, le discendenze, le parentele, i cunti di qualsiasi genere, vengono trasferiti in modo orale, spesso non facendo caso che molto di quello detto verrà smarrito o alterato e quasi sempre per niente conforme all'originale....
Ad oggi, mancano moltissime trascrizioni di ciò che è stato tramandato oralmente e molto è andato perso, ma da qualche tempo si è capita l'importanza di ricercare, raccogliere trascrivere queste conoscenze, dando vita a diversi “documenti” sugli usi, costumi, canti, musiche e narrazioni (cunti).
Di queste raccolte alcune sono sulle tradizioni popolari sulla vita e gli usi , altre su storie antiche, altre ancora sono di carattere religioso, molte ancora non pubblicate poichè custodite da privati che hanno avuto l'accortezza di conservarle tra gli appunti . Fino agli inizi degli anni Cinquanta del secolo scorso, i nostri avi trascorrevano le fredde serate invernali al chiuso delle case, seduti intorno al braciere. Tutta la famiglia stava con i piedi poggiati nella pedana circolare che, nel suo ventre, ospitava il braciere con la carbonella accesa, coperto da “u circu” (un semicerchio ricavato dall’intreccio di sottili rami di “ficu” o di “mennula” incrociate). Una calda coperta, poggiata sulla cupoletta, arrivava a coprire le ginocchia dei presenti, trasferendo il calore del fuoco….ed anche quello dell’affetto, a tutta la famiglia. A quei tempi ai nonni, agli zii e ai genitori era demandato il compito di raccontare “u cuntu” anche……ai bambini. Narrare era una vera arte e c’era anche chi lo faceva per “mestiere”, recandosi di sera di casa in casa , per raccontare “u romanzu”, ricevendo in cambio un piccolo compenso, talvolta una fiscella di ricotta, un pane, un pezzo di tuma, un piattino di olive. Nelle famiglie più “allittrate”, il compito di “cuntari”(quasi sempre a puntate) spettava al padre.In ogni caso, i bambini aspettavano con ansia quel momento, prima che il sonno giungesse a cullare i loro sogni. Poi “vini a televisione” e pian piano scomparvero, scomparvero “cuntisti” e “cunti”, e…….. anche il dialogo familiare. Tra muttetti e cunti, oggi mi piace riportarne alcuni di “Nofriu” .
u saggiu parra quannu 'u 'nterpiellanu…..
'u 'ntilligenti parra quann'è 'u mumentu giustu …
i gnuranti e i fissa…. parranu siempri !!"
MATRI NCHIFFARRATI
- Mamà, 'u papà muriu! -
- Ncumincia a chianciri, cà staju viniennu!
MARITI DISFIZIATI
- Mamà, 'u papà si voli ittari r'u finistruni !
- Va dicci a tò patri ca iu ci fici i corna, no…l'ali!
LI BRIOSCI
In un bar .
Entra Nofriu con la moglie Cuncittina e ddu figghi picciriddi.
S'assettanu e Nofriu chiama u cammarieri:
"Mi devi pottari un cafè ppi mia, unu ppi la me' signura e ddu cafèllatti ccu ddu briosci.
E lu cammareri: "Cafè e cafèllatti, a disposizioni ! Ma briosci nunn'aviemu!
E Nofriu: - E allura mi purtassi un cafè ppi mia , unu ppi la me' signura e ddu briosci cu na bella granita pì mè figghi.
E lu cammarieri: - Cciaiu rittu ca briosci nunn'aviemu !........unn’aviemuuuuu !
E Nofriu : E allura nni purtassi du briosci cu ggilatu pi i mè figgi…. mancu ?
E u cammarieri: -Arrieri ! Ncà comu cci l'è ffari sientiri ca briosci nunn'aviemu ?
E Nofriu: Amuninni Cuncittina, Amuninni picciriddi, ca nnà stu schifia di barri unn'hannu nienti!
In un angolo del bar c'è,assittatu, Don Cammielu: caramella nt’all’uocchiu destro, cappello di pagghia con nastro nivoro, pomo d'argento al bastone, il quale ha assistito alla scena, e perciò si rivolge al cammarieri: " Sintissi ccà ,Lei secunnu mia, ha stato morto aducatu! ……..Si avissi statu ppi mia, avissi pigghiatu 'u tavulinu cu tutti i briosci e ci l'avissi scafazzatu 'nta facci!...o biella ! o biella !!"
LA SCIDDRICATA
nn’à FUNTANA
Durante le confessioni, il vecchio parroco si sentiva ripetere dalle donne il racconto nei minimi particolari dei loro…. Tradimenti !
Poiché in paese c'era una fontana ,per accedere alla quale era necessario mantenere un precario equilibrio, il sacerdote decise che, in luogo del racconto “intimo”, le traditrici dicessero semplicemente: "Sciddricavi nnà funtana".
Morto il vecchio parroco, arrivò in paese un giovane nuovo parroco, che molto si meravigliò che numerosissime donne scivolassero molto spesso alla fontana !
Si recò, dunque, dal sindaco per ottenere perché provvedesse a far rendere più agevole l'accesso.
Il sindaco che conosceva il significato di quella frase, oscura solo al giovane parroco, scoppiò in una sonora risata.
E il parroco: "C'è picca di ririri, Signò Sinnacu, picchì ajeri sciddricò macari vostra mugghieri, e…. pi picca un si stuccava u cuoddu !!!!.

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