Associazione Culturale "PRO BIRGI"

Associazione Culturale "PRO BIRGI" per la Valorizzazione e lo Sviluppo di BIRGI e della Sua Riserva Naturale * ___________________________________ BIRGI e lo STAGNONE ! : .....unni l'aceddi ci vannu a cantari e unni li pisci ci fannu l'Amuri ! ________________________________ Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001

venerdì 13 gennaio 2012

Marsala c'è .....il Quotidiano di Marsala

Cunta chi ti cunta... picciriddi a San Pantaleu! (...viriti ch’è bella!) PDF Stampa E-mail
Scritto da Franco Gambino   
Venerdì 13 Gennaio 2012 09:57
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U Patri Ninu…a Zzi Anna e Zzì Jachinu, u Zzì Cicciu, u Zzì  Ninu……questi erano  alcuni dei personaggi abitanti  dell’Isola “Bella” di San Pantaleo (già Mozia) che in periodi di festa, come quello di fine anno, si occupavano dei piccoli lavori nelle vicinanze delle loro case al Baglio e soprattutto seguivano i bambini giocando con i più piccoli o raccontando loro le fiabe che s’inventavano e che, quasi sempre avevano per tema il mare, i pesci, le barche, la pesca . Nei miei ricordi c’è la presenza di mio suocero “Pippinu u ncigneri” (a Birgi)….autentico sanpantaliaru  che nonostante il suo prestigioso lavoro presso il Servizio Idrografico del  Genio Civile a Palermo, ogni  pomeriggio, era atteso dai miei figli per un racconto , o per  l’insegnamento , “sul campo” del nostro grande soggiorno,  dei segreti della pesca con il “rizzagghiu” dal Tiro a braccio (con uno scialle di lana….), alla “cugghiuta” e , credo proprio che , oggi, mio figlio rispecchi per... carattere ed abilità le superbe qualità del Nonno (……ma, poi,  anche del Padre ! ) . Dicevo dunque che l’abilità di raccontare i “cunti” ai bambini era una dolce prerogativa  dei Sanpantaliari ed in questa giornata  di fine anno, credo sia “grazioso” pensare ai racconti di Mozia  per  rendere omaggio alla dolcezza dei buoni sentimenti d’un tempo nel proporre quelle storie che , con il pretesto di quanto potesse attrarli, rivelavano ed inculcavano loro …..amore e fantasia. Quella che riporterò veniva raccontata  - a grande richiesta ! – dai nonni  davanti ad un buon numero di nipoti…..Sintiti, sintiti ! …la storia  di  un Piscaturi  ammuntuatu…. “U Ganzirru”… C’era  e C’era…”picchì c’era ! “ una volta un pescatore chiamatu “Ganzirru” che pescava quasi sempre molto poco, tanto da non riuscire a comprare, a volte, il pane per i suoi figli . Un giorno tirando “a rizza” , come al solito aveva preso solo “un’anciddra” , quando improvvisamente, alla fine della “rizza” sentì un peso tale da non  poterla sollevare. Così pensò di trainare tutta la rete sulla spiaggia di “Cappiddazzu”  e dopo grandi sforzi  si accorse che nella rete c’era un grossissimo “Vuccuni” che faceva spaventare al solo sguardo. Tornò a casa e disse a  “so muggheri” : “Rosa pripara ca io vegnu e portu u pani ! “. S’incamminò speditamente e andò a portare “u Vuccuni” al cospetto del Re nel suo grande palazzo per venderglielo. Il Re  appena vide quell’enorme mollusco gli disse : “Cosa vuoi che faccia di questo enorme “vuccuni”, a me non serve vedi di venderlo ad altri !”. Ma proprio in  quel momento mentre “rattristato”, stava per andar via, entrò la bellissima figlia del Re – Rosalbuccia-  che pregò il padre di comprarle quel bel “vuccuni” : lo avrebbe messo in mezzo ai saraghi, le orate e le sue spigole nella sua grande peschiera che teneva al centro del palazzo. Il Re accontentò la figlia ed il “Ganzirru” contento ricevette una borsa piena di scudi che gli avrebbero consentito di comprare tanto pane…. per un anno, per la sua famiglia.  La Principessa Rosalbuccia non si allontanava quasi mai dalla  sua peschiera…..per guardare e controllare ogni movimento del suo bellissimo esemplare……sapeva di lui tutte le abitudini e si era accorta che in un certo orario, da mezzogiorno alle quattro del pomeriggio,  spariva ma, non sapeva dove andasse. Un bel giorno bussò al Palazzo un  poveretto e la principessa Rosalbuccia  vedendolo infreddolito ed affamato gli gettò una borsetta di  scudi ; ma questi non fu lesto a prenderla e la borsetta cadde in un grande fosso pieno d’acqua. Il poveretto fu lesto a gettarsi sott’acqua e cominciò a nuotare….il fosso profondo comunicava con la peschiera della Principessa ed attraverso un canale sotterraneo portava…..chissà dove. Il Poveretto non si perse d’animo e continuando a nuotare si trovò improvvisamente in una bellissima vasca al centro di un salone grandissimo, con una tavola  imbandita di ogni ben di Dio con tovaglie rosse come i tendaggi …..si nascose segretamente tra i tendaggi per vedere ciò che accadeva. A mezzogiorno spuntò fuori dall’acqua il grande “Vuccuni” che portava , seduta sul suo dorso, una Fata, la quale con la sua bacchetta magica  toccò il vuccuni  e dal guscio uscì , come per incanto, un giovane bellissimo . Un altro colpo di bacchetta magica …..ed apparvero tutte le pietanze. Quando il giovane terminò il suo pasto, ritornò nel guscio del vuccuni, la Fata lo toccò, allora, con la sua bacchetta  e il vuccuni  scomparve sott’acqua. Il poveretto si precipitò subito al palazzo e raccontò alla Principessa Rosalbuccia ciò che aveva visto ! Adesso sò dove va il mio “vuccuni”, disse la Principessa e rivolgendosi al poveretto gli disse : “Domani  mi condurrai a vedere ! “. L’indomani andarono ed  ecco che spuntò la Fata seduta sul guscio del “vuccuni”, la quale battè un colpo sul guscio ed il giovane uscì per  il pranzo. Alla vista di quel bel giovane la principessa se ne innamorò perdutamente……immediatamente s’introdusse, nascondendosi dentro il guscio vuoto del “vuccuni” . Quando il giovane rientrò nel guscio,nel vedere quella bellissima ragazza , le chiese cosa facesse lì e la principessa rispose : “Io voglio liberarti dall’incantesimo, insegnami cosa debbo fare !”…il giovane le rispose : “ Devi farti trovare su uno scoglio in riva al mare e dovrai metterti a suonare il liuto e cantare una canzone d’Amore dolcissima…la Fata va matta per il canto e la musica dolce….uscirà dal mare e ti chiederà di continuare a suonare e cantare….Tu allora dovrai chiederle di farti dono di un fiore che la Fata porta sulla sua testa e…. quando avrai quel fiore in mano, io sarò libero perché il fiore rappresenta la mia vita ! “.  Fu così che l’indomani,  la Principessa Rosalbuccia , seduta in riva al mare al passaggio della Fata cominciò a suonare con il suo liuto e cantare …..la Fata le si avvicinò e le chiese di cantare ancora. La principessa allora le rispose che voleva il suo fiore e la Fata le rispose : “Eccoti il mio fiore! “ e glielo lanciò lontano in mare ! La principessa Rosalbuccia si tuffò immediatamente e velocemente riuscì a prendere il fiore. Non appena lo ebbe tra le mani sentì una voce dalla riva che Le diceva : “Mi hai ridonato la vita…..ora io Ti sposerò, Ti sposerò !!”…così vissero felici e contenti !. Bellu vieru?  Comu vosi Diu…. u cuntu finiu ...e i picciriddi cuntenti  sinni jeru cantannu cantannu , mentri...ai lettori di  “Marsala c’è”...tutti ncoru...ccì auguramu lu Bon Annu!
...si la notti nun dormu!
raccolta Franco Gambino
G. Pitrè – Canti Pop.Sicil. Vol. 1° -n.103- Pag. 231
Tricentusissantasei jorna un annu,
milli e sei minuti fannu un jornu,
sittantatri duminichi ntrà un annu
vintiquattruri la notti e lu jornu ;
dudici luni fannu ntempu un annu,
lu suli nesci na vota lu jornu ;
e pi na bella si pinia tantu !
Nenti mi ‘mporta si la notti nun dormu

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