Associazione Culturale "PRO BIRGI"

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venerdì 4 novembre 2011

marsala c'è .......il quotidiano di Marsala .......Rubrica : "M'assettu fora a lu lustru di la luna...."

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..E sugnu Sicilianu, ca vuci forti o fina... cantu pi vvui finu a dumani a matina ! (ricordi del Carso della Grande Guerra- 1915)
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Scritto da Franco Gambino   
Venerdì 04 Novembre 2011 10:45
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Il 4 novembre è la festa delle forze armate e della Patria, nonchè l’anniversario della vittoria del nostro Paese nella prima guerra mondiale. Una volta il 4 novembre era FESTA, nel senso classico del termine….. scuole  chiuse, i negozi pure e non si lavorava. Oggi invece, se si chiede ad un “picciottu”,  cosa significò la prima guerra mondiale nessuno lo sa !.... Spiegare quelle pagine di storia oltre le cose che tutti dicono, con l’aiuto dei miei ricordi “scolastici”, non farà male –credo- a chi legge. Gli Italiani morti nel triennio 1915-1918 furono 600mila; ogni mille militari, 105 non tornarono più a casa. Le nostre montagne furono le... loro tombe, gli Altipiani e il Piave videro e udirono le loro grida di dolore, ma anche le loro urla di gioia per il riscatto dallo straniero e per la conquista di una  libertà tanto sognata ! La generazione che combatté quella guerra oggi è definitivamente scomparsa. L’ultimo soldato, un bersagliere, si dice sia morto a Milano qualche tempo fa alla veneranda età di 110 anni. Di quei soldati che combatterono nella guerra delle “trincee” adesso non è rimasto più nessuno. Essi ci hanno insegnato l’amore per la Patria ! ed il ricordo del sacrificio di quegli italiani è utile proprio nel giorno della celebrazione delle Forze Armate Italiane che sono protagoniste di missioni nel mondo, nonchè portatrici dei valori di libertà e di aiuto ai troppi popoli, ancora oggi, oppressi. Ma andando oltre i buoni ricordi, è utile ricordare che quella fu la guerra voluta dalla Massoneria internazionale, per distruggere l’ultimo residuo del Sacro Romano Impero che ancora, nel 1915, era l’Impero Asburgico. La storia oggi ci racconta che l’allora Pontefice Benedetto XV assieme a Carlo D’Asburgo -l’imperatore d’Austria proclamato Santo da Giovanni Paolo II -  furono gli unici che cercarono di fermare quella che il Papa chiamò “l’inutile strage”. Tutti gli altri potenti del mondo invece cercarono un conflitto dalle dimensioni epocali.  La “grande guerra”, come in seguito fu chiamata, fu alle origini anche della seconda guerra mondiale. Il risentimento delle popolazioni di lingua tedesca infatti, a seguito delle umiliazioni e delle vessazioni imposte dai vincitori, portarono al potere Adolf Hitler. Inoltre le vicende della Prima guerra mondiale consentirono ai comunisti di prendere il potere in Russia e di scatenare, dopo il 1945, la cosiddetta “Guerra Fredda”. Benedetto XV sostenne allora che: “……un’Europa senza Cristo non è in grado di fermare la guerra, per ragioni anche politiche ma soprattutto morali, caratterizzata da una visione politico-sociale atea. Insomma, “fu una guerra inutile e non necessaria che introdusse di fatto una nuova epoca quella che poi fu chiamata “la Modernità”, che preparò i grandi crimini del XX e del XXI secolo: il nazional-socialismo, il comunismo, l’ultra-fondamentalismo islamico “. Paradossalmente con la morte degli ultimi combattenti della Prima guerra mondiale, il secolo XX (come sostengono alcuni) sia davvero finito…. un secolo che quantunque certi nostalgici romantici affermino essere un secolo positivo, in verità fu il secolo delle stragi, dei lager nazisti e dei gulag comunisti. Da piccolo una bella “storia”  mi veniva raccontata, da mia nonna Vincenzina e, oggi, mi è parso “grazioso”  aggiungerla, a questa breve rievocazione  di una data decisamente importante per la nostra “bella Italia”. Ricordo che mia Nonna, mi parlava piano ed il suo racconto malinconico era un ripercorrere, con  nostalgia, la sua “giovinezza” ormai sfiorita. Si tratta di un Canto d’Amore e della storia ad esso legata. Secondo le sue parole, il brano non ebbe molto successo alla sua prima presentazione. Accadde però che una sera, molto tempo dopo quell’insuccesso, al Teatro Sangiorgi di Catania,  Tecla Scarano, nota cantante ed attrice della prima metà del 900’, chiese al musicista –il M° Emanuele Calì (che in quel tempo era il direttore artistico dello stesso teatro) di poter cantare questo canto nostalgico, di sua composizione. Il Maestro non era molto convinto nel presentare il brano - dati gli insuccessi precedenti – ma Tecla lo presentò, precedendolo dal  racconto di una breve  “ Storiella” che commosse il pubblico presente……: “ sul fronte della Carnia, durante la Prima guerra mondiale, in un momento di pausa un giovane soldato siciliano, ispirato dalla nostalgia per la sua amata e dal cielo stellato…. prese la sua chitarra e, al chiar di luna, intonò “E Vui durmiti ancora”. Il silenzio che aleggiava dava voce solo alle note di questa splendida “Mattinata Siciliana”. Al termine dell'esecuzione si sentirono improvvisamente, dall’altra parte della trincea….. gli applausi e le urla di apprezzamento degli austriaci, avversari sul campo, ma compagni emotivamente: non arrivavano a capirne il senso, ma rimasero incantati dalla bellezza della musica. Come a dire che la musica fa comunicare i cuori e supera le barriere, anche in guerra. L'esecuzione della Scarano fu tale che il pubblico, entusiasta, si innamorò subito della canzone ed, alla fine dell’esecuzione, applaudì in piedi al grido di “Viva l’Italia” per molti minuti ! Così si dice sia nato il mito di questa  meravigliosa Serenata ! Il racconto di mia Nonna finiva con un piccolo accenno, attraverso la sua voce melodiosa, del Canto, interrotto, però, quasi sempre, dalle sue lacrime …..subito celate . Da allora, idealmente, l’ho dedicata a Lei durante tutte le mie innumerevoli serenate “birgialore”… al chiaro di luna. Facciamolo, oggi, un piccolo omaggio a questa nostra Bella Italia canticchiando come allora …… “E vvui durmiti ancora” e “gridiamo”….. anche in cuor nostro, come allora…..Viva l’Italia !
E vui durmiti ancora
Giovanni .Formisano
G. Emanuele.Calì
Lu suli è già spuntatu di lu mari
E vui bidduzza mia durmiti ancora
L'aceddi sunnu stanchi di cantari
Affriddateddi aspettanu ccà fora
Supra ssu barcuneddu su pusati
E aspettanu quann'è ca v'affacciati
ritornello
Lassati stari nun durmiti cchiui
Ca 'nzemi a iddi dintra sta vanedda
Ci sugnu puru iu c'aspettu a vui
Ppi viriri ssa facci accussì bedda
Passu cca fora tutti li nuttati
E aspettu sulu quannu v'affacciati
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Li ciuri senza i vui nun vonnu stari
Su tutti ccu li testi a pinnuluni
Ognunu d'iddi nun voli sbucciari
Se prima nun si rapi ssu barcuni
Intra li buttuneddi su ammucciati
E aspettanu quann'è ca v'affacciati
ritornello e finale

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