Associazione Culturale "PRO BIRGI"

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sabato 1 ottobre 2011

Un Articolo per coloro i quali amano le "TRADIZIONI POPOLARI" di questa nostra Sicilia dolcissima ed, a volte, infelice !


 

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Don Matteo, u salinaru... amico delle tortore! PDF Stampa E-mail
Scritto da Franco Gambino    per......Marsala c'è il Quotidiano di Marsala
Rubrica settimanale del Venerdì :
                   " M'assettu fora a lu lustru di la Luna ! "
Venerdì 30 Settembre 2011 09:20
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“...Se non fossi passato, da questo struggente lungomare dello Stagnone, stamattina, non avrei visto l’Uomo delle Tortore”….così pensavo tra me e me. Molti mi chiedono perché si radunano qui ogni mattina (ma stanno sempre lì….! ) nella pineta, all’interno del muro bianco del compianto mio Caro Amico Marcello ed ho capito come, tutte le mattine – ma avviene da tempo ! - aspettano che Don Matteo (…l’uomo delle tortore…) porti loro la razione mattutina di miglio misto a granone spezzettato. Posso assicurarVi che dall’alto delle cime dei pini lo vedono arrivare sul suo “Cimatti anno 1958” e si posizionano in febbrile attesa nella ... stradina laterale dove c’è più quiete . Don Matteo arriva e rivolge loro frasi quasi paterne del tipo…..” Aspittavavu a mia, ah!”, “nn’aviti fami ? Amunì manciamu ! “, “ chi ssiti beddri…stamatina ! “ e le tortore sembrano rispondergli con il loro ….”ngò, ngò, ngò ….”. E’ bastata questa scena ….per aver dato alla mia giornata un senso più ….”nostalgico” …La Figura di Don Matteo, un uomo senza tempo….lo conosco da circa 50 anni e mi sembra sempre uguale….longilineo, alto, agile nei movimenti ma dall’andatura signorile, il volto scuro come bruciato dal sole- (da qui un soprannome perfetto “Don Matteo caliatu”) - da quel sole che penetra profondamente nella pelle dei “salinari” sin da adolescenti, durante il loro eterno tragitto, come condannati a trasportare le loro “coffe di viria d’olivo” colme di sale, fino ai grandi mucchi di sale ai bordi della “fridda”. La sua voce flebile, mi racconta, con pochi particolari, aspetti della sua vita che è stata improntata ad un duro lavoro per aiutare la sua famiglia…..”U viri chi fici a salina ? “ ….L’aria che respiravo mista al sale ha minato il mio fisico e le mie corde vocali….”.mi ricordu …picciutteddu… un ci pusava nterra ! Ora fazzu chiddru chi pozzu ! “. Non mi ha mai detto perché non ha mai voluto sposarsi , ma credo d’intuire che le necessità familiari hanno prevalso su la scelta di formarsi una famiglia ed oggi credo che ogni suo gesto nel dedicare la sua vita agli animali e prevalentemente alle tortore sia la conseguenza di scelte del suo passato, dei suoi affetti…sopiti, delle sue aspirazioni….accantonate. Le mie riflessioni sull’uomo delle tortore mi portano a ripercorrere le descrizioni sulla sua vita da salinaru – da lui accennata con malinconia- tra cantilene antiche che –come in un “rosario”- ricordavano le quantità di coffe . segnate poi, con “ntacchi” in un’asta di legno dal burbero Rais. Queste cantilene e canti mi ritornano in mente e comprendo la grande amarezza -seppur con stati d’animo diversi- da chi la ripeteva per necessità….., fino a me che la riporto , di tanto in tanto, per confermare la realtà siciliana di un tempo rispetto a quella odierna, fatta d’indifferenza che, si riflette in molti campi e preliminarmente in quello della musica popolare. E’ noto che sono soprattutto i siciliani della classe medio bassa a “vergognarsi” della propria identità e del proprio dialetto ed è normale che sia così….gli hanno messo nella zucca che : “siciliano è incultura” e “italiano è cultura” . In pratica i siciliani rifiutano la propria cultura , senza conoscerla, ( è cultura da…cafoni ! ) … e per ritrovarla dobbiamo interrogare i vecchi . Così assistiamo che la musica popolare -quella proposta dai nuovi personaggi della “cultura musicale siciliana” - ci viene “propinata” con variazioni melodiche e di testi del tempo moderno, ed adattamenti , a seconda dello stile o della moda musicale in voga, frutto della “cattiva memoria del fruitore” che , stravolgendo ,accorciando o variando, trasmette versioni differenti rispetto a quelle originarie o dalle precedenti “variazioni” da cui ha preso spunto e….questa è musica “popolareggiante” ! Perché - ma l’ho già detto tante volte ! - non basta che la musica siciliana venga eseguita, anche, con strumenti di derivazione più o meno diretta con l’ambito popolare o che parli di argomenti inerenti la vita lavorativa di un tempo…….l’importante è la “popolarità dell’interpretazione”, il “rigoroso rispetto della raccolta” !! E mentre ero immerso in queste malinconiche riflessioni…..Don Matteo prelevava da un altro sacchetto appeso al suo “motorino”, un involucro di carta con i resti di un piatto di “pasta con la salsa” che lui stesso aveva preparato il pomeriggio avanti, per il suo pasto delle ore 18….la cena…. come faceva lui, un tempo al ritorno dalla salina…..”Chistu è u manciari pi attareddi…..puru iddi su figghi di Diu ! “ ….non mi ero accorto che….come sopramobili, 6 gattini aspettavano il loro turno…… Mi avvio con lo sguardo fisso sull’isola di Santa Maria……mentre tra me e me….mi sovvengono i “vuci di salina” nel canto nostalgico…..” Isamu a me quarara e bbà signale….. Una nica nni voli e bbella nn’ave “. Don Matteo se ne va….contento….”i sòi picciriddi manciaru ! “ Sono questi i suoi Amori !…..mentre due lacrime attraversano le mie gote……
CANTU R’Ì SALINARI
Origine Saline E. Infersa
Birgi-Marsala- Epoca 800’
Registrata da Petru “napulitanu” (Birgi – Casa Gambino)
Per l’Archivio Reg. del
Canto Popolare – Dssa Orietta Sorgi
Primo Canto
A cu l’ai salannui
Ddu patti a la venna , quattru nn’aju
Bannera di vittoria tu potti
Bedda pigghiar’a ttia fu la me sotti,
lu zuccaru truvai mmenzu li catti
Quann’è la fini di la nostra motti
Quannu lu cani mè , cu tò si spatti
Capurali mà tagghia a la rumana
Ma puttasti vacanti a damigiana.
Isamu a me quarara e bba signale
Una nica nni voli e bbella nave.
Secondo Canto
A cu l’ai salarrè
Nn’avemu primavera, ddui nn’aju.
Nn’aju quattru cummari, sei nn’à
Sali cu li balletti , nn’aju setti.
U ggiuvini è ppicciottu, nn’aju ottu
Nni l’avemu aisari , nnovi nnà
Ar a cu l’ai salalina
Nn’avemu nna dicina, nn’aju unnici

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