Associazione Culturale "PRO BIRGI"

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sabato 24 marzo 2012

l'articolo di Venerdì 23 Marzo 2012 .......da "Marsala c'è" il Quotidiano di Marsala !

(...) Abbiamo capito tutto! PDF Stampa E-mail
Venerdì 23 Marzo 2012 09:12
.La lingua inglese, oggi, si parla in tanti continenti. L’inglese , dunque,  non ha bisogno di parlare per gesti. Gli italiani parlano molti dialetti e gesticolano,  perchè costretti da secoli o da leggi forestiere, o dall’influenza di stranieri dai quali dipendevano. Per la Sicilia l’illustre etnologo G.Pitrè, cerca e trova nella storia, la spiegazione di tanta”gesticolazione” :  “I Siciliani cominciarono a comunicare con i segni, fin dal tempo di Dionisio, tiranno di Siracusa.. Nel V° secolo nuovo...
linguaggio s’introdusse attraverso i Cartaginesi, cui seguirono,  Romani,  Vandali,  Goti, Bizantini, Arabi e  Normanni etc. Il parlar per gesti era più diffuso, allora,  fra classi povere e meno colte, e senza di essi era quasi impossibile esprimersi. Il cocchiere, o il barcajolo, interrogati, spesso….. abbandonano le redini o il remo, a rischio di gravi incidenti, per rispondere con le braccia e le dita e non con la sola parola. Quando finì la rivoluzione del 1821, Re Ferdinando, nel rientrar nella capitale, potè farsi capire dalla folla chiassosa solo a furia di segni. Gli stessi italiani che vengono dal continente, rimangono sorpresi dalle attività e dal linguaggio muto al quale ogni siciliano sostituisce il linguaggio parlato, mettendo in opera tutti gli organi dei sensi e tutti i muscoli della faccia. Ora l’abitudine è ristretta alla classe non colta.. Dice il Pitrè: “Tutta la nazione siciliana è incline ai gesti, un siciliano non può dire la parola più indifferente senza accompagnarla, tutta di seguito, da un gesto espressivo. Prova…….se non sei siciliano, a intenderti con un siciliano per mezzo dei gesti, e resterai nelle secche; perché metà dei ragionamenti e discorsi del siciliano sono muti e mimici; anzi ti accadrà non di rado di sentir cominciare un discorso con le parole e di vederlo compiuto con gesti che suppongono frasi taciute o omesse ….. poi legate  ai gesti medesimi. Il siciliano vero, voglio dire il siciliano nato e vissuto in mezzo al popolo, non parla sempre, non dice tutto, non ti racconta per filo e per segno….. natura lo porta a risparmiare parole quando gli è agevole manifestare con gli atti: e se tu non sei tutto occhi a guardarlo in viso e nelle mani, non intenderai un’acca dei suoi discorsi”.  …ed ancora il Pitrè :…..Il Re, un giorno venne a Palermo e gli riferirono che i Siciliani avevano una virtù tutta propria, quella di fare interi discorsi senza parlare. La cosa gli parve strana, e chiese spiegazioni ad uno dei suoi ministri, il quale gliela confermò pienamente. Incredulo volle farne esperimento, e ordinò che due siciliani gli si conducessero innanzi. Detto fatto: due uomini del popolo, presi alla sprovvista, vennero introdotti nella Regia Sala, presente quel tale ministro. Il re non si accorse di nulla, ma il ministro guardando, con la coda dell’occhio…..si accorse che i due chiamati, guardandosi furtivamente l’un l’altro si facevano delle domande e delle risposte.  Quando a lui parve, fece segno al Re che li licenziasse; ed il Re, che non aveva visto nulla, persuaso che il ministro avesse sbagliato di grosso, li congedò senz’altro. Ma il ministro che ne sapeva più del Re, gli raccontò come per via di segni e di gesti fosse passato tra quei due una specie di dialogo per domandarsi e rispondersi del perché della inattesa e grave chiamata. Il Re stentò a crederci, e dopo averli fatto ritornare,  nel rassicurarli alquanto, volle conoscere se nulla avessero detto, poco innanzi, tra loro, e che cosa; e udendo né più né meno quello che il ministro gli aveva affermato, si meravigliò fortemente di questa virtù dei suoi sudditi di Sicilia e non senza qualche dimostrazione del suo sovrano compiacimento, rimandò alle case loro, i due popolani”. “Sia come sia di questa storiella che racconta il popol nostro…. è indubbio che i Siciliani godono ‘ab antico’ fama di gente espressiva non solo nelle parole, ma, altresì, nei gesti e negli atti. E’ noto che Gerone II (Siracusa, 215 a.C.- fu tiranno di Siracusa dal 270 al 215 a.C.) per impedire le congiure, aveva vietato ai Siracusani di parlar tra loro ed essi furono obbligati a servirsi….. di gesti. Dalla qualcosa non se ne trarrà la ingenua conseguenza che i Siracusani siano gli inventori del parlar per cenni; ma piuttosto che quanto più si scende al mezzogiorno, tanto più si trova sviluppato il linguaggio dei segni, che nel nostro popolo, per la vivezza dei suoi sentimenti, è maggiore che in altri.”…… E concludo con una frase riportata  da A.no  Mongitore (  Della Sicilia ricercata nelle cose più memorabili, 1742-1743 Vol..I°, cap. XVIII, p.45): “Più volte intesi dire, che un Teologo siciliano in Rola, interrogato come parlano gli Angioli in Cielo, egli facetamente rispose:  more siculo, volendo significare, che siccome gli Angeli senza pronunciare, né intender parole, intendono, secondo S. Tommaso, così i Siciliani senza udir parole, intendono a un sol moto”- (……………………………) : ”abbiamo  detto tutto ! “


Tu cali l’occhi, ...ju calu la testa
Canto d’Amore- Epoca 1800-
Palermo Rione Ciaculli-Conte Federico
dalla voce della  Sig.ra Pina Bonomo

Aju li mei né perdu né vinciu
L’avutri fannu arruri e jeu li chianciu
Ninuzzu d’oru  Ninuzzu d’argentu
Iu ti vulissi sempri a lu me cantu
Iu t’aju a ffari un vistitu d’argentu
Tuttu di fila d’oru arraccamatu
Quannu passi di ccà si ssì onestu
Un fa capì alla genti
ca  nui cci amamu
Tu cali l’occhi iu calu la testa
E chistu è signu ca nnì salutamu
Li genti sunnu misi a li rasola
Ca vonnu ca nuatri
dui nnì nni fuemu

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