Associazione Culturale "PRO BIRGI"

Associazione Culturale "PRO BIRGI" per la Valorizzazione e lo Sviluppo di BIRGI e della Sua Riserva Naturale * ___________________________________ BIRGI e lo STAGNONE ! : .....unni l'aceddi ci vannu a cantari e unni li pisci ci fannu l'Amuri ! ________________________________ Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001

giovedì 29 novembre 2012

Marsala c'è -il Quotidiano di Marsala- Rubrica di Franco Gambino- ....m'assettu fora a lu lustru di la luna "

     “...attentu ca u pueta sbuommica!”
                                                          venerdi  30 Novembre 2012   

…… quando si “ringraziava u Signuri” !..... che è quel particolarissimo rituale, attraverso il quale, i contadini cantavano a turno, disposti a schiera sull’aja - canti religiosi o satirici o storie di Santi -…. storie apprese da fogli volanti e imparate a memoria , secondo i metodi della trasmissione orale, divenendo una parte importantissima della cultura delle classi popolari. Nelle campagne le storie circolavano intere o più spesso a spezzoni: C’è da dire, dunque, che un impronta accomuna...cantastorie, cuntastori, pupari e io aggiungo poeti popolari per tradizione : la lingua siciliana, innanzitutto, (per quanto i pupari usassero prevalentemente l’italiano) e poi la gestualità, il ritmo declamatorio, la voce come strumento, i temi, ed il pubblico. Cantastorie, cuntastori e poeti popolari avevano la stessa….”matrice”: così il “cuntista” mimava il puparo e i pupi, il cantastorie era anche poeta popolare, quest’ultimo esibendosi in pubblico ritmava la voce ed il verso con quella caratteristica cantilena ritmica, che oggi è praticamente scomparsa.. Durante le rassegne (Percorsi Culturali della Memoria –a Marsala-, “Sognando tra le parole” o “Convegno di Poeti Popolari –Petrosino-” ho ascoltato molti poeti popolari - contadini, nelle loro esibizioni, ed ho potuto osservare che i più anziani usano il ritmo della cantilena, mentre i più giovani recitano o leggono soltanto i loro versi. ……”Cu voli puisia vegna in Sicilia / ca porta la bannera di vittoria”. Tra il mio girovagare per la Sicilia posso concordare con quanto affermato da attenti osservatori e cultori delle tradizioni che: “… nella nostra Isola, un posto dove la poesia è di casa è il Paese di Luigi Capuana : Mineo”. Nella storia di questo Paese c’era un certo agonismo negli incontri tra “poeti contadini” in cui il protagonista era il noto personaggio “ Spaccafurnu” di Ispica, che, Poeta (cieco dalla nascita) ….. si diceva, come molti suoi colleghi, discendente da Omero e di lui si raccontavano imprese poetiche straordinarie, fra le quali spiccavano le sfide lanciate a famosi poeti popolari suoi contemporanei : u curatolo Ianu Pauni, e soprattutto il famoso poeta “pirriaturi” Petru Fudduni. Il Pitré a più riprese si occupò di questi poeti popolari pressocchè analfabeti, ma dotati di viva fantasia, di pronta inventiva che hanno declamato in versi la Sicilia attraversi i più svariati temi: l’amore, la religione, i fatti tristi e lieti e, nel suo volume Studi di poesia popolare (vol. 3° della sua Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane), dedicò buona parte del testo alla vita e alle opere di Petru Fudduni. Dopo uno studio approfondito, giunse alle seguenti conclusioni: "Il Petru Fudduni del popolo è un facilissimo improvvisatore, che manifesta, in un verso solo, ogni suo giudizio ed esaurisce in pochi versi, concetti straordinari; l’altro Pietro Fullone, è invece un poeta di riflessione, che conosce e adopera, come ogni altro letterato, la forma nobile e dignitosa". Il mito romantico della poesia popolare, ha condizionato gli studi a lungo e, secondo me, si rimane ancora oggi affascinati da questo mito, la cui creazione è sempre personale e individuale. L’esibizione di questi poeti avveniva in gare poetiche pubbliche, era dunque un vero spettacolo popolare, nel corso delle quali gare, i poeti ricevevano la consacrazione pubblica, mentre essi stessi si sentivano, in questo modo, gratificati. Questi poeti spesso fornivano testi ai cantastorie, come fece a lungo Turiddu Bella a Orazio Strano o a Franco Trincale etc. Rispettati e temuti essi erano investiti di un dono, in certo senso magico: l’intelligente spontaneità !....... e si diceva spesso “attentu ca u pueta sbuommica”…. come dire “esce nel naturale”…. da natura, come dono di Dio .. Mi piace chiudere, per restare in tema…… con un “vecchio” aneddoto (molto noto) tra Petru Fudduni ed il suo Parroco…sintiti : “Petru Fudduni pur essendo un cattolico credente, difficilmente lo si vedeva in chiesa ad assistere alle funzioni religiose, perché la presenza di "monaci e parrini" lo irritava, specialmente dopo la clamorosa lite avuta con l’abate “Canabbaia”, che non lo aveva soddisfatto per un certo lavoro commissionatogli. Malgrado ciò, un rapporto non proprio di amicizia ma di sincera cordialità lo legava al parroco della chiesetta del suo quartiere al Capo, certo padre Nuofrio, suo coetaneo: soggetto estroso e irascibile, che poteva sembrare, per carattere e per comportamento, il fratello gemello del nostro Poeta. Da circa vent’anni padre Nuofrio era alle prese con la traduzione in latino della "Divina Commedia", che considerava il secondo Vangelo, e alla sera attendeva con devozione al lavoro che si proponeva di pubblicare e divulgare prima della sua morte. L’unico compagno dei suoi studi notturni era il fedelissimo gatto "Mattìa" che aveva pazientemente addestrato a tenersi tra le zampette una candela accesa. Se ne stava così l’animale, immobile sul tavolo, accanto a padre Nuofrio, sporgendo di tanto in tanto la linguetta per fare inumidire le dita al suo padrone, quando questi doveva sfogliare le pagine del manoscritto. Mai vista prima d’ora una cosa tanto sorprendente. Una sera assistette a questa scena Petru Fudduni, trovandosi a passare "per caso" dalla casa del prete e osservò il comportamento dell’animale, piuttosto strano e contro natura. Il parroco, orgoglioso dei risultati ottenuti col gatto, disse come, a volte, la scienza riesce a fare dei veri miracoli, modificando le rigide regole della natura, che si piegano davanti all’intelligenza dell’uomo. "Impossibile!" – replicò all’istante Petru Fudduni. La natura non potrà mai essere mutata, e la scienza s’illude di poterla dominare, perché la forza della natura è invincibile, e… "quando la forza con la ragion contrasta, la forza vince e… la ragion non basta!" Da qui ne nacque un’accesa discussione che si placò solo con la promessa, da parte di Petru Fudduni, della prova inversa che avrebbe fornito il giorno appresso. E così, la sera successiva, il poetà si ripresentò a casa di padre Onofrio e si sedette attorno al tavolo, assistendo alla stessa scena del giorno innanzi; il gatto serafico non si distraeva affatto e svolgeva la consueta funzione di "candeliere", dando sempre maggiore prova al suo padrone della sua incontestabile teoria: "la natura dapprima si domina e quindi si asserva" E mentre l’ingenuo parroco era intento a scrivere, Fudduni, non visto, uscì dalla tasca della giacca un topolino che si era portato appresso e che si teneva stretto nel pugno, liberandolo al bordo del tavolo. Il gatto, alla vista del topo, lasciò andare per aria la candela per corrergli dietro, con grande disappunto di padre Nuofrio…… E Fudduni, con un ghigno sulle labbra: "Sempri ‘a natura è chidda ca vinci……Patri Parracu !".


Ricordo del Poeta "Pirriaturi"

di Corrado Tamburino di Mineo,
inviata a L. Vigo,
"La ‘ngrata conca s’invisitau,
ora ca Petru sutta petra jiu,
Petru cu petra sempri si parrau,
la stissa propria petra lu strudiu:
La ‘ngrata morti cu l’arcu tirau,
fu cumannata di l’eternu Diu;
l’urtima petra ca Petru ‘ntagghiau,
pri cummogghiu a la fossa cci sirviu."
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raccolta a Mussomeli
da Paolo Emiliani Giudici
"E’ mortu Petru, ed è Palermu ‘n luttu,
a lu sittanta di milli e secentu!
Cianci Pauni, di Tripi lu ddottu,
la Fata e li pueti a centu a centu!
Apollu stissu lu liutu ha ruttu,
cu lu manìa cchiù lu so strumentu?
Campau affamatu a lu stremu riduttu,
abbattutu di sciauru e di ventu."
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