Associazione Culturale "PRO BIRGI"

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venerdì 14 settembre 2012

marsala c'è , Rubrica Settimanale : "M'assettu fora a lu lustru di la luna...."

Cantastorie: “...Amuri dispiratu!”

 franco gambino                                                  Venerdì 14 Settembre 2012
Chi vuol sapere notizie utili alla conoscenza del mondo dei cantastorie siciliani, ne troverà, quanti ne vuole, in ogni provincia della Sicilia e di ogni tipo……anche ciechi, “sciancati”, giovani, anziani e tutti hanno….. il mare, la campagna , una Chiesa, una piazza davanti ai loro occhi “estesi”…. come la loro memoria. Salvo poche eccezioni, i “cantastorie” conducevano una vita piuttosto stentata, ma non sapevano abbandonarla, neanche con l’attrattiva d’una vita migliore. . Chiunque si sia occupato di una certa cultura Siciliana, fatta di tradizioni, canti e “cunti”, si è accorto della loro generale e naturale propensione al racconto divertente e curioso.- intriso di storie di personaggi irripetibili, figure insensate, sconsiderate, particolarmente... numerose…. nell'aristocrazia siciliana, quasi ci fosse un dovere di stravaganza… per titolo e per censo. Vicende, a volte, esilaranti, ma anche complicate, raccontate in innumerevoli e contraddittorie versioni, continuamente arricchite da testimonianze e, soprattutto, del “passaparola” , senza nulla togliere ai numerosi “cultori”, che hanno conosciuto la Sicilia come pochi altri ed hanno avuto il piacere di scriverne, e di estrarle dalle loro leggende . Il cantastorie nei secoli scorsi fu tra i protagonisti della vita quotidiana dei paesi e vi era tanta gente che accorreva per ascoltare dalla sua viva voce fatti delittuosi e avvenimenti realmente accaduti …..Egli appariva davanti al tradizionale telone, diviso in riquadri vistosamente dipinti, con una chitarra e una bacchetta di legno in mano, che la gente doveva seguire durante il racconto cantato ed era possibile che il cantastorie si fermasse “nnà cantuniera”- cioè all’angolo di due vie - Spesso le sue “storie” riportavano fatti di cronaca, o avvenimenti effettivamente accaduti , di una - più o meno- gravità in alcuni centri della Sicilia Negli anni 40’ era facile ascoltare le gesta o “u cuntu” sul bandito Turiddu Giuliano o dell’omicidio Lo Verso – Palermo-, Virgillito –Catania-, o i misfatti commessi da banditi, che in quel periodo si lasciavano andare, in furti di bestiame, rapine o sequestri di persona. Era, quello, uno spettacolo ricco di interesse e di curiosità che toccava i sentimenti della gente, tutte le volte che i cantastorie impiantavano i loro spettacoli nei diversi paesi dove sostavano per qualche giorno. Molto scalpore fece negli anni Cinquanta la storia della Baronessa di Carini che veniva cantata e narrata, a grande richiesta, da molti cantastorie nostrani.. Tempo addietro l’arte appassionante del cantastorie è stata fatta rivivere in televisione con il film ispirato proprio alla storia della sfortunata fanciulla di Carini. Ricordiamo che accanto a questa tipica figura di origine medievale vi era, poi, la narrazione orale della gente, che spesso si riuniva nei vicoli antichi dei vari quartieri per il consueto “riassunto” pomeridiano, farcito di commenti….. In epoche più recenti il cantastorie non ha avuto più il richiamo di una volta, tant’è che la sua poetica figura è scomparsa nel tempo. A contribuire alla sua sparizione, la diffusione dei vari giornali con la cronaca nera ed il potente mezzo televisivo. Nei ricordi di mio Nonno Ciccio, mi sovviene un aspetto “educativo” narrato a noi nipoti - per elogiare ed esaltare, la figura del cantastorie…….: Allora il Cantastorie costituiva –tra l’altro- anche l’immaginazione nel cuntu ….. in pratica era,come andare ad assistere ad un film o ad uno sceneggiato (oggi) . Nel rione della Noce a Palermo (in via Simone Raù) abitava un certo Gaetano Filizzola ( chiamato Don Tanu ! ) il quale, come molti, era appassionato “spettatore” dei Cunti della “storia dei Paladini di Francia” che un certo “Don Vicienzu Mannu” cuntava due volte la settimana (nel riposo del Suo girovagare di Cantastorie) nel suo “Funnacu” (deposito di carrozze) di via Vincenzo Littara , attraverso un “bellissimo” Teatrino….. muntatu . Don Tanu Filizzuola, raccontava mio Nonno, ridusse, dunque, a dovere i suoi nove figliuoli , un po’ sfrenati, con il “cuntu”. Essi rientravano in casa la sera facendo le ore piccole, e non c’ era verso che mutassero vita. Che fare? Un bel giorno il Padre (Don Tanu) invitò in casa u “Zzù Vicienzu Mannu”, e chiamò i figliuoli a udirlo. Nessuno mancò. Il Cuntu dell’Amico Don Vincienzu, se pur breve ed a puntate (e ricompensato con qualche bella bevuta di vino bianco carta di Partinico…), appassionò a tal punto i ragazzi che tutte le sere prima che “scurassi”, i nove figliuoli Filizzola, facevano a gara a chi per primo tornasse a casa per andare a sentire l’interessantissimo cuntu…...a puntate. Una delle “leggende antiche” – cavallo di battaglia di Don Vincenzo Manno-, che appassionava il folto pubblico dei “Cantastorie” in tutte le piazze da Lui visitate in…tournèe, era la richiestissima storia della bella Annuzza di Isola delle Femmine. La sua chitarra , le inflessioni e le modulazioni della sua voce entravano diritte al cuore degli spettatori fino a procurare commozione e lacrime….brevemente (anche qui, per motivi di spazio…) eccovi “u sucu” (come dicono nei centri popolari…) della leggenda : …..Lungo la costa palermitana, proprio accanto a Capaci, c’è un paesino chiamato Isola delle Femmine. Proprio di fronte agli scogli, della spiaggia del paese c’è un isolotto, piccolo e grazioso, oggi rifugio di gabbiani e conigli ... La leggenda narra che il conte di Capaci s’innamorò perdutamente di una bellissima donna, Annuzza, ma questo amore non era ricambiato ed il Conte venne rifiutato. Geloso, furioso e disperato, decise di far imprigionare la donna su un isolotto perché nessun altro uomo potesse vederla o toccarla. La poverina Annuzza, era disperata, ma cosa ci poteva fare se il conte non le piaceva? Una notte di furioso vento di maestrale, mentre il mare era in tempesta, nella sua più grande disperazione, decise di gettarsi tra gli scogli. La donna morì sparendo tra le onde e da allora si racconta che ogni tanto nel paesino, si sentono …… nelle notti di vento, le sue grida di dolore provenienti dall' Isola delle Femmine.. Alla fine del cuntu che, in genere, Don Vicienzu “facieva durari un bellu piezzu”, gli spettatori e le spettatrici si abbandonavano, commossi, ad epiteti irripetibili, verso il…Conte di Capaci……mentre Totuccio –l’aiutante del Cantastorie, aveva il suo bel da fare per ….”cogghiri i picciuli” !

Amuri: “Cantu a la luna!”
Canto Popolare –“lungolanottedeicarrettieri”
da Anonimo - Origine Sicilia Orientale CT
Trascriz. M°. Salvatore Riela
...i Cantastorie lo eseguivano
alla fine del loro Cuntu “Amuri dispiratu”

Amuri pazzu di duluri
Amuri di milli suspiri
Amuri Amuri dispiratu
Amuri quantu t’aju amatu
Lu me cori è tò
Dimmi si lu vò
Amuri senza mai durmiri
Amuri senza mai parlari
Amuri comu fa la luna
Amuri meu senza furtuna
Lu me cori è tò
Dimmi si lu vò











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