Archeologia, via al recupero del relitto di MARAUSA
Si è arenato, circa 1500 anni fa, tra i bassi fondali dello Stagnone di Marsala, non lontano dalla foce del fiume Birgi, ad una profondità di circa due metri: nelle prossime settimane, i ricercatori della Soprintendenza del Mare di Sicilia – dopo un lungo periodo di studio preliminare del sito subacqueo, avviato dopo la scoperta del relitto, nel 1999 - avvieranno i lavori di recupero dello scafo ligneo, opera di ‘mastri d’ascia’ romani del IV secolo dopo Cristo.
La missione archeologica, coordinata dal professore Sebastiano Tusa, ha già portato all’individuazione di una larga parte del fasciame, in frassino ed abete, e di numerose anfore cilindriche africane, destinate al trasporto di olio e vino. La nave, secondo le prime conclusioni dei ricercatori, sarebbe partita da un porto del Nord Africa, in direzione di un approdo della costa occidentale siciliana: i bassi fondali dello Stagnone, appunto, tradirono l’equipaggio, costringendolo a perdere sia l’imbarcazione che il suo carico.
La nuova campagna di lavori su quello che è stato già definito come ‘il relitto di Marausa’ è la più importante fra le numerose missioni della Soprintendenza del Mare di Sicilia in programma nel corso del 2009. I resti dello scafo, infatti, saranno integralmente recuperati e sottoposti ai trattamenti per la loro conservazione in una struttura espositiva permanente.
“Sarà un lavoro lungo e complesso, anche per l’assenza in Sicilia di un adeguato laboratorio di restauro del legno sottoposto alla permanenza archeologica sottomarina. Successivamente – spiega il professore Sebastiano Tusa – bisognerà decidere in quale nuova sede espositiva ospitare i resti della nave e le anfore. Marsala dispone di uno spazio adiacente al Baglio Anselmi ( l’ex magazzino vinario del baglio Tumbarello, ndr ), ma anche Trapani aspira ad accogliere questo importante reperto navale di epoca tardo-romana”.
Parallelamente alla missione riguardante il ‘relitto di Marausa’, nei prossimi mesi la Soprintendenza del Mare di Sicilia sarà impegnata nelle ricerche all’interno dei porti piccolo e grande di Siracusa, dove precedenti indagini hanno rivelato la probabile presenza di relitti mai studiati. Inoltre, i ricercatori siciliani continueranno ad esplorare le acque libiche: lo scorso mese di gennaio è stato infatti rinnovato un contratto di cooperazione scientifica quinquennale fra la stessa Soprintendenza e le autorità di Tripoli.
Siciliainformazione
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