Associazione Culturale "PRO BIRGI"

Associazione Culturale "PRO BIRGI" per la Valorizzazione e lo Sviluppo di BIRGI e della Sua Riserva Naturale * ___________________________________ BIRGI e lo STAGNONE ! : .....unni l'aceddi ci vannu a cantari e unni li pisci ci fannu l'Amuri ! ________________________________ Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001

mercoledì 12 novembre 2008

Ora si gioca al Casinò e si viaggia alle Maldive con i soldi del Parlamento regionale. Non si sa chi abbia assunto un esercito di dipendenti.

La Corte dei Conti vuole sapere che fine hanno fatto i soldi dell’Assemblea regionale siciliana affidati alla Fondazione Federico II. Il direttore della Fondazione, Alberto Acierno, ex deputato dell’Ars, vuole sapere che fine hanno fatto i tredicimila biglietti d’ingresso a Palazzo dei Normanni prima della sua gestione e, per giunta, dà dello smemorato all’attuale Presidente dell’Ars, Francesco Cascio, che non ricorderebbe di “essere partito con la Fondazione”.
Partito per dove e per quale ragione? Acierno non lo dice perché deve difendersi da accuse assai gravi. Quali? Di avere usato la carta di credito della Fondazione per giocare al Casinò, pagare la benzina della sua barca, i viaggi alle Maldive e così via.
Se fosse vero, avrebbe fatto una vita da nababbo a spese della Fondazione e, quindi, del Parlamento regionale, ma Acierno dice che è non è vero niente e che a procurargli questi malintesi, equivoci, guai sono stati coloro, o colui, che ha clonato la carta di credito della Fondazione. Le contestazioni del consiglio di amministrazioni, dedotte dalle relazioni dei sindaci revisori, gli attribuiscono un buco di più di un milione di euro, a causa del quale l’Ente non aveva più un euro per la sua attività e non poteva pagare gli stipendi ad un esercito di dipendenti, reclutato negli ultimi sette anni, anche in quelli in cui Acierno non c’era ancora, perché è stato nominato dal Presidente pro tempore, Gianfranco Miccichè.
La pentola è stata scoperchiata, guarda caso, dopo l’approvazione di una legge da parte del Parlamento. Una legge che ripiana i debiti della Fondazione, comunque acquisiti. E’ assai improbabile che non si sapesse del buco nero nel bilancio, delle contestazioni dei sindaci revisori, delle giocate al Casinò attribuite, erroneamente o meno, all’ex direttore della Fondazione.
La situazione avrebbe consigliato una attenta valutazione ed una indagine amministrativa, magari da sottoporre all’attenzione del Parlamento prima del voto. Invece, dopo un iniziale indugio, per le sollecitazioni del Presidente dell’Ars, Cascio, le Commissioni legislative prima e l’Assemblea poi, hanno votato senza porsi molti interrogativi. Ai quali dovrebbe dare risposte convincenti la Corte dei Conti.
Gli episodi oggetto di esame riguardano le spese voluttuarie affrontate con il denaro pubblico, ma c’è dell’altro.
Lo Statuto della Fondazione impone regole assai severe, ai limiti della castrazione amministrativa. Per esempio attribuisce al comitato direttivo della Fondazione il potere di deliberare ogni spesa, a prescindere dall’entità della stessa e dalle sue motivazioni. Il Presidente non potrebbe decidere alcunché, men che mai il direttore generale della Fondazione. E allora, com’è stato possibile che più di un milione di euro siano stati sottratti ad ogni controllo contabile? Com’è possibile che siano stati assunti decine di dipendenti, fino ad arrivare a un esercito di quasi cento unità, poi dimagrito e portato agli attuali 38, senza che nessuno ne sapesse niente?
Chi ha deciso le assunzioni? Quali organismi?
La Fondazione ha un consiglio di amministrazione, composto dai componenti del Consiglio di Presidenza e dai tre rettori delle università siciliane (o loro delegati), ed un comitato direttivo che svolge le funzioni attribuite al consiglio di amministrazione con l’unica eccezione del bilancio annuale. In pratica spetta al comitato direttivo amministrare la Fondazione e, sulla carta, non si può muovere foglia se il comitato direttivo non abbia deliberato. Ove ciò non accada, che cioè si facciano spese senza le delibere prescritte, i sindaci revisori hanno il, dovere di segnalarle nell’anno finanziario in corso, prima che si voti il bilancio. Se non c’è un bilancio approvato, pare che sia successo anche questo, non si può deliberare un bel nulla.
Ridurre tutto alle puntate al Casinò effettuate con la carta di credito della Fondazione è assai riduttivo, di sicuro pecca di grave omissione.
Chi ha speso senza essere autorizzato? Chi ha assunto senza averne il potere?
Possibile che per anni nessuno abbia visto e saputo nulla, che le carte non siano passate sotto gli occhi di alcuno, che siano state decise assunzioni a tempo indeterminato senza la delibera del comitato direttivo e quella del consiglio di amministrazione (impegnando più esercizi finanziari)?
In linea puramente teorica è possibile che non ne sapesse niente nessuno. O meglio, che nessuno abbia avuto la voglia di sapere, ed abbia lasciato fare. In cambio di che cosa?
Il quieto vivere? Il pragmatismo? Le buone relazioni fra deputati?
Il Presidente della Fondazione pro tempore, cioè il Presidente dell’Assemblea, è il rappresentante legale dell’Ente. Essendo delegato alla firma da parte del comitato direttivo della Fondazione, non può delegare ad alcuno il suo potere. In definitiva, le firme del direttore generale non valgono un bel niente, se non ci sono quelle del Presidente dell’Assemblea. Così stando le cose, i soldi come hanno fatto ad uscire dalle casse della Fondazione.
Non credete che tutto questo i deputati regionale avrebbero dovuto saperlo prima di ridare alla Fondazione un bel mucchio di soldi?
Non ritenete, inoltre, che a prescindere da responsabilità e leggerezza, ci sia qualcosa di poco chiaro nelle regole del Palazzo che fu dei Re? Non ritenete, infine, che questo qualcosa di poco chiaro sia favorito dal fatto che nel Palazzo che fu dei Re, vige la regola che la migliore parola è quella che non si dice, e cioè: meno si sa e meglio è. L’assenza di trasparenza concede grossi vantaggi a chi non resiste alle tentazioni e, soprattutto, non permette agli amministratori che vogliono fare il loro dovere – deputati e non – di esercitarlo dignitosamente.
Una cosa è certa: siamo davanti ad uno scandalo di proporzioni gigantesche e non ad un caso di clonazione di carte di credito. Il fatto che se ne stiano tutti zitti, o quasi, sull’entità dello scandalo, preoccupa più dello scandalo in sé perché è un cattivo segnale: potrebbe accadere ancora e non se ne saprebbe niente.
Fonte: Salvatore Parlagreco

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page