Associazione Culturale "PRO BIRGI"

Associazione Culturale "PRO BIRGI" per la Valorizzazione e lo Sviluppo di BIRGI e della Sua Riserva Naturale * ___________________________________ BIRGI e lo STAGNONE ! : .....unni l'aceddi ci vannu a cantari e unni li pisci ci fannu l'Amuri ! ________________________________ Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001

giovedì 10 luglio 2008

Spunta una necropoli a Birgi Vecchi

da un articolo apparso sulla "SICILIA" il 16/7/2006 di MARIZA D'ANNA
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Dai saggi della Sovrintendenza vengono alla luce oltre trenta tombe. «Non è il cimitero di Mothia» ma di Birgi vecchi. Una necropoli si scorge in mezzo ad una schiera di casette appena ultimate. L'affascinante scoperta - pur se il valore archeologico deve essere ancora studiato e verificato - è stata fatta durante gli scavi per la costruzione di villette estive nella contrada Birgi Vecchi. Un abitato interessante, nascosto tra i vigneti del Marsalese, Scorgere i resti delle tombe in mezzo alle case fa una certa impressione, ancorché recintate e delimitate dalla Sovrintendenza ai Beni archeologici di Trapani fanno il loro effetto. Fino ad oggi ne sono venute alle luce trentatrè, tutte vuote, testimonianze di un passato che si sta cercando di studiare e di collocare cronologicamente. Non si tratta di scavi propriamente detti ma, come spiega Anna Maria Griffo, responsabile della zona archeologica, sotto la supervisione della dottssa Caterina Greco della Sovrintendenza di Trapani, «si tratta di saggi archeologici preliminari che vengono effettuati per comprendere il valore dei ritrovamenti e che sono conseguenti al relativo nullaosta per la edificabilità nella «ona». In effetti a pochi metri dai ritrovamenti si è costruito e le villette sono già abitate. Ma pare che in quell'area edificata siano state trovate solo tre tombe vuote e senza lapidi, che tuttavia sono state asportate.
La contrada di Birgi Vecchi, zona di pre Riserva lagunare, è sottoposta a vincolo paesaggistico ed archeologico. Il sito potrebbe essere di grande rilevanza stori-
ca se non fosse che nell'800 e nel '900 i contadini che curavano i vigneti di cui la zona è molto ricca, con gli aratri, hanno distrutto tutto. «Fino agli anni Sessanta -spiega, infatti, la dottoressa Griffo - l'area è stata oggetto di aratura selvaggia che ha praticamente distrutto la necropoli. Lastre di sarcofagi sono state ritrovate addirittura sulla spiaggia e da noi portate al museo. Ma le 33 sepolture che fino ad oggi sono state rinvenute sono tutte aperte, violate in antico. I segni degli aratri sono ancora ben visibili. Sull'isola di Mozia invece sono visibili ancora arredi integri trovati in occasione di scavi archeologici fatti a Birgi Vecchi nel tempo».
Ma ciò che maggiormente affascina anche i profani, e che ancora non ha una sua certezza scientifica, è la collocazione temporale e l'appartenenza della necropoli «Nel 1906 fino al 1909 – continua l'archeologa - gli scavi vennero condotti da Whitaker (il nòbile inglese che si innamorò dell'isola di Mozia e che avviò la prima campagna di scavi, ndr). E proprio Whitaker insieme all'archeologo Pace convenne che la necropoli dell'isola di Mozia si trovava sulla terraferma, proprio nella zona di Birgi Vecchi. Ma questa tesi nel tempo venne superata». Nel VII secolo a C. nelle necropoli si seppelliva per inumazione o per incinerazione e sull'isola sono state ritrovati resti delle due diverse tipologie di sepoltura.
«Oggi «riatti- spiega la dottoressa Griffo - si è portati a ritenere che quella di Birgi Vecchi sia la necropoli di un altro sito che probabilmente si trova nella zona e non è stato ancora ritrovato. Un sito non identificato.
«La datazione dei corredi tombali è molto ampia e inoltre - aggiunge Anna Maria Griffo - molto ricchi furono quelli che vennero ritrovati dall'archeologo Whitaker nella zona tra cui anche ceramica greca, iscrizioni funerarie in lingua greca mentre Mozia era stata una colonia fenicio-punica». Ecco perché dunque si avanza l'ipotesi che fa cadere i convincimenti degli archeologici e degli studiosi che per anni hanno creduto che la necropoli degli abitanti dell'isoletta di Mozia era sulla terraferma; lì i moziesi portavano i cadaveri e lì li seppellivano. Tanto che era stata avanzata la tesi che la stradella che collega l'isola con la terraferma fosse stata realizzata proprio per il trasporto più agevole dei cadaveri. Una stradella visibile nelle fotografie di un tempo quando ancora i carretti riuscivano ad attraversare la laguna dello Stagnone ma che oggi solo i più esperti e conoscitori dei luoghi possono scorgere, navigando con imbarcazioni a bassissimo pescaggio.
Gli scavi a Birgi Vecchi proseguiranno al fine di rilasciare il nulla osta per l'edificabilità dei luoghi e «tutto quello che verrà portato alla luce sarà catalogato e conservato al museo di Mozia», conclude la dottoressa Griffo. Tuttavia l'ipotesi che quella zona, come un po' ovunque nel Marsalese, sia stata abitata e i resti siano ancora nascosti anima (e agita) ancora il sonno di tanti archeologi.

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page