Associazione Culturale "PRO BIRGI"

Associazione Culturale "PRO BIRGI" per la Valorizzazione e lo Sviluppo di BIRGI e della Sua Riserva Naturale * ___________________________________ BIRGI e lo STAGNONE ! : .....unni l'aceddi ci vannu a cantari e unni li pisci ci fannu l'Amuri ! ________________________________ Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001

venerdì 25 gennaio 2013

Pubblicato su "MARSALA C'è" 25-gennaio-2013
               il Quotidiano di .....MARSALA

                Re Carnalivaru! ...chi fini fici?


VENERDI' 25 Gennaio 2013  in edicola

Che fascino …i cunti di una volta ! rimangono, sicuramente tra le più significative espressioni culturali della nostra tradizione, e vale la pena fare delle ricerche e approfondirne i temi, anche se, a volte, le difficoltà sono veramente notevoli….. Insieme ai pettegolezzi delle contrade marsalesi tenevano banco durante gli incontri conviviali, nelle veglie notturne…. dei morti, e soprattutto durante le calde e afose serate d'estate. Nel “chianu”, la gente si riuniva a cerchio più o meno numerosa, si...sedeva, anche per terra, e per ore si raccontavano a turno “fatti antichi”, avvenimenti più o meno significativi della giornata e poi i fantastici cunti di tutti i generi, fino a quando non arrivava quel "freschetto" notturno che permetteva di andare a letto con qualche probabilità di dormire. Bambini e ragazzi facevano a gara per partecipare a queste riunioni, e tralasciavano i loro giuochi …di strada. Cunti……i loro contenuti pervasi di valori morali, riprendevano in larga parte i temi dominanti nelle favole della tradizione occidentale. L'eterna lotta tra il bene e il male; la principessa o la bella prigioniera di incantesimi; il piccoletto che sconfigge l'omone cattivo; animali che parlano; l'intelligenza che sconfigge la prepotenza ; il dileggiare della “creduloneria” popolare e tanti altri temi che vengono tratti dalla cultura e dall'ambiente nostrano, quasi sempre con elaborazioni e interpretazioni originalissime. I momenti della narrazione e della rappresentazione, erano quelli “dedicati” alle interminabili serate d’inverno trascorse tra parenti ed amici, quasi sempre nelle case degli anziani nonni, attorno al “cufuni” (braciere) quando ancora non c’erano televisione e radio. Quasi sempre, durante l’ascolto, le donne impiegavano il tempo tessendo al telaio, lavorando a maglia, o rammendando, preparando il lievito per il pane. I personaggi e le loro avventure entravano nella mente e nel cuore dei bambini, nella consapevolezza che avrebbero avuto un ruolo importante nella loro formazione, stimolandone la fantasia e animando i loro sogni. C’erano narratori che erano “artisti” del cuntu, a tal punto che la loro rappresentazione durava ore, raccontando e ripetendo…. quasi sempre sollecitati dai bambini stessi. E quando arrivava il momento di andare a letto,il narratore, per chiudere il cunto, senza fare abbassare di tono l’atmosfera che era riuscito a creare, era costretto a ricorrere a qualche “scusa o stratagemma” . In pratica il Cuntu lo faceva concludere, magari dopo essere stato costretto a ripeterlo più volte, quando i genitori, avendo ultimato le loro faccende, per portare i “picciriddi” a nnana. Nel periodo che viviamo……in tema di tradizioni, non va dimenticato il Carnevale di una volta, con i caratteristici giovani vestiti completamente di bianco o nero (domino) e mascherati….indossando sulla testa un cono costruito con il cartone e addobbato con nastrini di carta colorata a formare una bellissima variopinta criniera al vento, mentre scorazzavano per il paese ad inseguire le ragazze che si avventuravano per strada e le inondavano di coriandoli . La maschera più in voga di una volta raffigurava una coppia : “ La Vecchia” ed il “Vecchio”( o u Nannu e a Nanna). La “Vecchia” teneva nella mano sinistra u “cunucchiu e u fusu” e nella destra un’arancia in cui erano conficcate penne di gallina, mentre u “Nannu” teneva in mano (e…suonava) una vecchia Tromba –unisona- presa in prestito dal qualche amico “gilataru”. In genere nei balconi o nelle terrazze veniva esposto un fattoccio di paglia, con gli abiti neri o scuri ed un cappellaccio, con le sembianze di un Vecchio o di una Vecchia e…. nell’ultima notte di Carnevale veniva bruciato tra l’allegria, i canti, le grandi bevute di vino e le danze dei partecipanti alle feste…..in pratica era “l’illusione della sconfitta della morte” ! Ma a proposito di …”morte” Vi voglio raccontare il cuntu preferito dai bambini di allora, in questo periodo….narratore il solito Don Ciccio Bilello…..luogo la grande sala di Donna Pippa Muntiliuni a Baglio Abele e sintiti sintiti…. chi fini fici “ U Re Carnalivaru” …… : Attacca Cicciu ! Re Carnalivaru , suvranu forti e putenti, governava un grandissimo regno con buonsenso e grande spirito di giustizia. I porti rù so palazzu erano sempre aperte e tutti putevanu trasiri nnà sò cucina grandissima, china di cibi prelibati e manciari finu a saziarisi ! Ma i servi invece di essiri priati di avere un Re accussì “sciampagnusu”, sensibile ed altruista, approfittarono del suo buon cuore e, a picca a picca ci pigghiaru tanta cunfirienza , da costringere u poviru Re a non uscire più dal suo palazzo per non essere burlato e deriso, per la sua dabbenaggine festaiola. Iddru , allura chi ffici ? …..si ritirò in…. cucina e, ammucciatu, accuminciò a mangiare e bere in continuazione. Ma un ghiornu….era sabatu….dopo essersi ingozzato più del solito, accuminciò a sintirisi male. Vunciò comu un palluni….a facci russa russa pi ddù gran vinu, capìu, insomma, ca stava pi mmuoriri !...ma era felice ! Però, per la vita che aveva condotto in maniera allegra e sghizzosa….non se ne voleva andare così….sulu e abbannunatu . Si ricordò , Re Carnalivaru, di avere una suoru, una bella fimmina, ma fragile, snella jè delicata . Tutta diversa da Lui, dal nome Quaresima…..che una volta era stata cacciata da corte La mandò a chiamare e lei, generosa, accorse; gli promise di assisterlo e farlo vivere altri tre giorni, domenica, lunedì e martedì, ma in cambio pretese di essere l'erede del regno. Re Carnevale accettò e passò gli ultimi tre giorni della sua vita divertendosi il più possibile, tra balli, canti, musica e manciari e biviri a soddispazione…. Morì la sera del martedì e sul trono, come precedentemente avevano stabilito, salì Quaresima…… pigghiò in mano le redini del regno e governò il popolo con rigore e giustizia…… e, in fondo, con grandi benefici per il suo popolo. Ancora oggi Re Carnevale (–comu puru u Nannu e a Nanna-), entrato così nella tradizione, viene bruciato alla fine dei tre giorni del Carnevale di trasgressione, baldoria e allegria per dare inizio alla….. Quaresima ! –……. nni vuliti cchiù ?

Lu Tistamentu di Re Carnalivari
(ricerca testo a cura dell’Associaz. Teatrale Alia)

(Prologo)
Pi lu joviri di cummari
cunn'avi sordi s'impigna u falari
Pi lu joviri di li parenti
puru cu un mancia si pulizia i renti
Pi lu joviri du zzuppiddu
cuns'ammarra è peggiu pi jddu.
Quannu veni lu gioviddì grassu,
cutini a sarsa e ... stuiti u mussu
Quannu u testamentu senti abbannniari allura finisci carnalivari
Nasciu 'na vota l'annu e all'annu moru
nun haiu patri, matri, frati o soru
sugnu lu personaggiu chiu' sbriusu
nni 'stu munnazzu tintu e fitusu
e nna la me ricurrenza e mai pi casu
poviri e ricchi pigghiu pi lu nasu
tra gran manciati di sasizza e carni
lu vinu si cunsuma a sarmi e sarmi
tra canti, balli a lustru di lanterni
la me carogna e' pronta pi li vermi.
(segue Lu Testamentu )











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