Associazione Culturale "PRO BIRGI"

Associazione Culturale "PRO BIRGI" per la Valorizzazione e lo Sviluppo di BIRGI e della Sua Riserva Naturale * ___________________________________ BIRGI e lo STAGNONE ! : .....unni l'aceddi ci vannu a cantari e unni li pisci ci fannu l'Amuri ! ________________________________ Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001

lunedì 9 maggio 2011

Perchè non intitolare una Chiesa a Lampedusa a "NOSTRA SIGNORA DEGLI ABBANDONATI" ?




Il 24 febbraio 1409 il padre Goffredo diresse verso la cattedrale per pronunciare un sermone durante la quaresima, quando ha assistito al linciaggio di un uomo malato di mente in una strada di Valencia, nei pressi di Santa Catalina (ora Martin Mengod, precedentemente conosciuto come Silver). Questo lo portò a prendere la decisione di fondare un ospizio per malati mentali. La confraternita fu fondata sotto l'invocazione di "Sancta dels Folls Dona Nostra e Innocenti Desamparats" (Nostra Signora dei malati di mente e gli innocenti).Lo scopo della confraternita era quello di affrontare i malati di mente, però, a causa della carestia del periodo e l'alto tasso di orfani a causa della peste nera , per le strade erano molti bambini senza casa. L'ospizio è stato esteso a prendere i bambini senza casa, trovatelli e abbandonati. Due anni più tardi è stato nominato patrono della confraternita della Madonna come madre dei senzatetto e dell’ accoglienza, rinominando il titolo di Nostra Signora degli Abbandonati .L'anno 1414 sono venuti tre giovani vestiti da pellegrini, alla fratellanza di Padre Goffredo. Nel riceverli,  uno dei fratelli gli disse  , che , se accolti in casa,,  nell’arco di tre giorni avrebbe potuto fare un'immagine della Vergine : gli è stato dato un posto per farlo e del cartone. Con gli altri due fratelli  è stato condotto e sistemato in un luogo conosciuto come The Hermitage a Valencia .Dopo quattro giorni , non sentendo nessun rumore......Padre Goffredo ed altri ragazzi hanno forzato la porta e hanno trovato l'immagine della Vergine Maria......ma i pellegrini misteriosi erano scomparsi poco dopo aver guarito la moglie di un membro della Fratellanza, paralizzata e cieca.  (da Wikipedia)                                                                                
  La Basilica de la Virgen è una tra le chiese più importanti della città. Si trova nella parte più alta di Valencia e rappresenta uno dei simboli dell’antico centro abitato; la facciata principale da direttamente sull’omonima piazza. Ha tre ingressi, due dei quali si congiungono alla suddetta piazza. Alcune ricerche storiche affermano che la chiesa sorse sull’antico Foro romano. Ad avvalorare queste tesi ci sono molte parti della facciata principale, riportanti lapidi dell’era antica e con iscrizioni romane. A dare il là alla costruzione della chiesa, in onore della Vergine, fu una visita del re Filippo IV nel 1623. Alla figura religiosa si attribuirono molte guarigioni, in seguito alla peste che colpì duramente la città e il resto d’Europa. Da qui sorse la necessità di costruire una chiesa a lei dedicata. Fu scelta l’attuale posizione, proprio vicino alla Cattedrale di Valencia. La costruzione della Cappella Reale, che si trova al suo interno, risale al periodo tra il 1652 e il 1666; è attribuita a Diego Martínez Ponce de Urbana, che si servì della collaborazione di molti architetti, nonché dei loro schizzi di progetto. Nel 1872 fu definitivamente trasformata in Basilica. (http://www.spain/)

sabato 7 maggio 2011

Un Artista marsalese : l' Arch. Fabio Gambina


                              
                                        Foto del Maestro Fabio Gambina : "il mio mare"                        



.......................la "Casta" non serve......quando si coniugano:....... Genio, Passione ,Studio e....intelligenza !
Un Maestro che.....ha onorato con la Sua Arte :.....la Sua Marsala, il Folklore, le Tradizioni, la Cultura......... ! Grazie Maestro Fabio Gambina !

venerdì 6 maggio 2011

Marsala c'è ......ed in Banca circolò un aneddoto popolare......che fece il giro degli uffici !


“Si u voli vattiatu ju cciù vattiu ma...” Usanze e credenze popolari... nostrane PDF Stampa E-mail
Scritto da Franco Gambino   
Venerdì 06 Maggio 2011 09:10
AddThis Social Bookmark Button

U Zzì Calluzzu cuntava chi stu fattu avia succirutu a ssò mugghieri (ed è tra le Usanze di Birgi ma anche in tutto il Marsalese….ndr), chi dicia… …un giorno stavo “cunzannu una pitanza”, quando mi si presentò una vicina di casa, una donna molto povera ma anche molto riservata, che si trovava in stato di gravidanza, la quale mi chiese se, per favore, gliene facessi assaggiare un poco. Fu accontentata; poco dopo la donna tornò, pregò per... averne ancora e fu nuovamente accontentata; ma quando si presentò per la terza volta, la trattai da sfacciata e mi rifiutai di dargliene . Orbene, la donna ebbe un parto trigemino con due figli vivi ed uno morto…" …ora viriti ! . A mugghieri ru Zzù Calluzzu si giustificava : “ Iu avia pinzatu ….. ca c'è un proverbio siciliano chi dici : "P'a scusa r'u figghiuolu a mamma s'ammucca l'uovu"….! Ma molte erano le usanze, le credenze e gli scongiuri di un tempo :…. Anticamente iI popolo credeva che la donna incinta non doveva sedere in sedie troppo basse, non doveva portare collane nè ciondoli, perché il cordone ombelicale si sarebbe potuto attorcigliare intorno al collo del nascituro e strozzarlo. Volendo conoscere il sesso del primogenito ancora prima della sua nascita si usava mettere qualche chicco di grano nell'urina della gestante e, se dopo qualche giorno esso germogliava, il nascituro era maschio, altrimenti era una femmina. Al momento del parto alla "mammana"(levatrice “popolare” praticona), il popolo ricorreva con maggiore fiducia ! Intanto, per tempo, si provvedeva al rito della preparazione, con lavaggio e disinfezione di tutti gli oggetti necessari; si coprivano con lenzuoli tutti gli specchi che si trovavano nella stanza della partoriente per evitare che spiriti maligni riflettendosi in essi, potessero spaventare la donna. La “mammana” traeva da una sacca- che portava sempre con sé- santini e immagini sacre della Madre Sant'Anna, del Crocifisso , di Sant'Antonio e della Madonna della Cava, per metterli addosso alla partoriente affinché le fossero d'aiuto nei momenti difficili e, mentre i dolori si facevano sempre più frequenti ed acuti, le donne anziane, in circolo, innalzavano le tradizionali preghiere, cantilenando, al Crocifisso , a Sant'Antonio:
Santissimu Crucifissu, (due volte)
cu vui cunfiru spissu,
cu vui cunfiru e speru,
la ràzia di lu cielu;
nun havi a scurari stà jurnata
ch'un a essiri cunsulata.
Sant'Antuninu, Sant'Antuninu,
(due volte)
siti beddu e siti divinu;
pì stu bamminu c'aviti 'nt'è vrazza
cunciritimi stà grazzia.
Matri Sant'Anna, Matri Sant'Anna, (due volte)
aviti 'na figghia chi 'ncielu
cumanna;
pì sta vostra orazioni
livatinni stà confusioni;
vui ca siti tantu putenti,
libiratinni stà parturienti.;
Santa Matri di la Cava,
dati ajutu a ccù vi chiama
(due volte) poi il SS.mo Rosario.
Sant'Antonio di Padova ha sempre goduto – nel popolo- di una speciale venerazione. Di fronte ad un parto difficile, oltre ad invocare il suo aiuto, si usava togliere alla statua del "Santo", che faceva bella mostra in un’urna di vetro a cupoletta (alta circa 1 metro) sul settimanile, il cordone che serviva da cintura, e si applicava ai fianchi della donna partoriente recitando, sempre, le orazioni (citate). Poi seguiva la promessa : un "pane" della forma di un bambino e del peso del nascituro, che andava in dono -per ognuno- agli orfanotrofi “Rubino” e “S.Antonio”. Una volta venuto alla luce il bambino/a, dopo una settimana, veniva battezzato, perché si credeva che battezzandolo subito si liberava l'anima dal purgatorio. Altra curiosa usanza, che mi piace ricordare e che ci rimanda agli inizi dell’ 800’, “cunta” di un rituale -tra sacro e profano- a cui partecipavano oltre ai parenti, i vicini degli altri bagli o della via in cui la famiglia abitava, in processione : il bimbo veniva portato in Chiesa in braccio alla "mammana" che sedeva in una portantina, una specie di sedia coperta, portata a spalle da quattro "vastasi" (cioè quattro persone che esercitavano questo mestiere : portatori, i quali per l'occasione, indossavano una sorta di abito da cerimonia con guanti bianchi). La portantina era preceduta e fiancheggiata da parenti ed amici con ceri accesi, in modo che ai due lati dovevano trovarsi il padre e la madre. Il Prete, dopo una serie di orazioni e preghiere, battezzava il piccolo/a ed a fine cerimonia faceva gli Auguri…….ritirando l’offerta . Si racconta, tra gli aneddoti “burleschi” Marsalesi che, una volta, il Padre Parroco (..) di una Chiesa vicina alla via Abele Damiani, prima della funzione, abbia confidenzialmente detto al padre (un pocu “asinignuolu” ) del “piccolo” da battezzare : “Si u voli vattiatu ju cci’ù vattiu……. ma sempri “cretinu” arriesta ! “…..(…aneddoto “cuntatu” - e “quasi giornalmente” accennato nella prima parte…..da un notissimo collega “sciampagnusu” della - fu gloriosa ! - Banca di Marsala …. )-